Balneari in fibrillazione anche d'inverno, le concessioni al vaglio. E resta lo spauracchio Bolkestein

Balneari in fibrillazione anche d'inverno, le concessioni al vaglio. E resta lo spauracchio Bolkestein
Balneari in fibrillazione anche d'inverno, le concessioni al vaglio. E resta lo spauracchio Bolkestein
di Serena Murri
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Domenica 13 Dicembre 2020, 03:55

PORTO SAN GIORGIO - Torna lo spauracchio Bolkestein. Anzi, per molti non se n’era mai andato, in verità. Dopo le recenti novità sull’infrazione da parte di Bruxelles, con la messa in mora per la normativa sulle concessioni balneari, in attesa di una presa di posizione netta a livello governativo, si va avanti con quanto fatto.

L’inizio della procedura d’infrazione non avrà effetti, per lo meno non immediati. Intanto, gli uffici comunali tirano dritto e ricordano l’imminente scadenza del rinnovo dei titoli concessori. Data la conflittualità tra normativa europea e italiana, gli enti comunali se l’aspettavano. Sapevano vi fosse il rischio di andare incontro alla revoca della scadenza. «Sapevamo -ha ammesso il dirigente, Sauro Censi- di essere tra la normativa dell’Europa e quella italiana, di dover rispondere di entrambi, come dell’esistenza di conflittualità tra norma italiana ed europea e della possibilità che la normativa italiana possa essere impugnata e che in tal caso verrebbe meno la scadenza del 2033».

In ogni caso, dall’ufficio al demanio i tecnici ci tengono a sollecitare il completamento degli ultimi rinnovi con la documentazione necessaria. Non c’è tempo da perdere, dato che qualche concessionario non ha ancora adempiuto agli obblighi. «Se la documentazione dovesse mancare - ha spiegato Censi -, non saremmo in grado di completare tutti i rinnovi concessori. Il grosso del lavoro è fatto. Molti dei contratti, sono già stati sottoscritti. Sollecitiamo chi non ha ancora integrato l’aggiornamento dei titoli con la documentazione opportuna, da consegnare al massimo entro il 15 dicembre altrimenti non siamo nei tempi per predisporre tutti i contratti». La revoca della scadenza era nell’aria. 

«Come da atto ricognitivo d’estensione noi abbiamo sottoscritto il contratto insieme al concessionario, il quale accetta condizioni e obblighi di estensione della durata delle concessioni demaniali marittime fino al 31 dicembre 2033.

Essendo a conoscenza sia della normativa europea, nazionale che dei dettati normativi regionali, l’amministrazione viene manlevata da qualsiasi responsabilità avendo solo recepito quelli che sono i dati normativi -in sostanza nessuno stupore-. Il concessionario sapeva che in caso di modifiche normative, c’è la possibilità di subentro qualora venisse impugnata la legge italiana».

In poche parole, l’amministrazione non è responsabile se è sopravvenuta la revoca dell’estensione. «Noi abbiamo applicato la normativa italiana che ci ha suggerito come procedere. Il problema è la normativa europea che non chiarifica e non incentiva gli investimenti». Per questo il Demanio si è mosso in questo modo, con l’evidenza pubblica -come fatto da altri comuni- a inizio 2020, un rafforzativo alla legittimità della procedura per verificare che vi fosse un interesse reale da parte di altri operatori di mercato a subentrare -con una procedura ad opponendum che non c’è stata- nelle concessioni demaniali marittime, cosa che non c’è stata e che rafforza la nostra posizione. Per questo si è proceduto con le estensioni della scadenza.

«Quindi -ha concluso Censi- procediamo nella maniera in cui era stato impostato il lavoro. Non c’è altra strada che continuare sulla strada intrapresa». Di fatto però, la messa in mora torna a mescolare tutte le carte in tavola, sebbene serva per lo meno a riportare l’argomento sui tavoli che contano e a spingere i vertici governativi a riprendere in mano -come più volte suggerito dalla categoria- la mai effettuata revisione della normativa che regola il settore.
 

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