A Montegiorgio è scomparso l’ex sindaco Tartufoli, anima e cuore della Misericordia. In passato la sua lunga lotta al Covid

A Montegiorgio è scomparso l’ex sindaco Tartufoli
A Montegiorgio è scomparso l’ex sindaco Tartufoli
di Domenico Ciarrocchi
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Lunedì 22 Gennaio 2024, 02:25 - Ultimo aggiornamento: 23 Gennaio, 07:08
MONTEGIORGIO Si terranno oggi alle 14.30 nella chiesa di San Paolo a Piane di Montegiorgio i funerali di Paolo Tartufoli, ex sindaco di Montegiorgio, morto a 78 anni, molto conosciuto e stimato in città e nel Fermano anche per il suo ruolo di storico governatore della Confraternita di Misericordia, associazione che ha guidato per circa 35 anni. Era ricoverato all’ospedale Murri di Fermo dove è morto nel tardo pomeriggio di sabato scorso. Un uomo che ha condotto mille battaglie, fra le ultime quella contro il Covid, tanto che era stato fra i primi ricoverati in provincia per il virus ed era potuto tornare a casa solo dopo una lunghissima degenza durata 200 giorni. 


Il racconto


«È con immenso dolore che annuncio la salita al cielo del governatore onorario della Misericordia - ha scritto sul profilo dell’associazione Cristiano Bei, attuale governatore - . Ha speso una vita intera per far rinascere, fiorire e crescere la sua Misericordia. Non solo la nostra associazione gli deve essere riconoscente, ma l'intero territorio fermano, per aver realizzato un’opera dal valore inestimabile e insostituibile, per l'esempio che ha dato, per la dedizione, serietà, equilibrio e saggezza con cui ha guidato la nostra Misericordia. È e continuerà ad essere il nostro faro».

La sua battaglia contro il Covid aveva commosso tutta la provincia e quando era tornato a casa famigliari e amici avevano anche organizzato una piccola festa, addobbando l’esterno della sua abitazione. «Mi hanno detto: o sei un superuomo o sei un miracolato.

Sì, certo che potete chiamarla resurrezione», aveva detto subito dopo aver riabbracciato i suoi. Dipendente della Carifermo, era stato 7 mesi all’ospedale e aveva dovuto affrontare anche 2 mesi di terapia intensiva.

Il libro

«Mi dicono - aveva raccontato ancora - che i medici avevano abbandonato ogni speranza. Erano arrivati a un punto in cui dopo aver fatto di tutto, hanno detto ai miei famigliari che altro non si poteva fare. Di quei mesi non ricordo nulla, a me hanno riferito che parlavo con medici e infermieri. Peraltro i miei erano a casa e non era possibile che mi venissero a visitare». Aveva avuto la forza di raccontare la sua esperienza in un libro, “Una vita, tante storie e forse anche un miracolo” presentato anche a Palazzo Vinci Gigliucci di Fermo alla presenza, fra gli altri, del padrone di casa Enrico Biondi, Luisanna Cola, direttore del reparto di Anestesia e Rianimazione del Murri, e frate Gianfranco Priori, rettore del santuario dell’Ambro.

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