Scarpe e partnership, accordo fra Giorgio Fabiani di Fermo e la piattaforma di Massimo Bonini. «Aumento significativo dei fatturati già dal 2024»

L'imprenditore Giorgio Fabiani
L'imprenditore Giorgio Fabiani
di Massimiliano Viti
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Martedì 3 Ottobre 2023, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 12:53

FERMO - La partnership tra il calzaturificio Giorgio Fabiani e Massimo Bonini, piattaforma nello sviluppo e nella vendita all’ingrosso di calzature, borse e accessori moda, indica una nuova strada. Un nuovo modo di competere. «Non avrei mai ceduto l’azienda ad una griffe o ad un gruppo. Questa operazione è una partnership e va vista nell’ottica di miglioramento e sviluppo dell’impresa», spiega Giorgio Fabiani, fondatore del calzaturificio con sede a Fermo a cui ha dato il suo nome e che impiega 73 persone.


Fabiani ha ceduto una quota di minoranza della sua azienda al gruppo Massimo Bonini.

Ha unito la capacità di produrre scarpe di qualità a quella di commercializzare i prodotti. La collaborazione tra le due aziende è già attiva. Il primo passo della collaborazione vede Giorgio Fabiani produrre le scarpe per i brand Mugler e Missoni. «Da un lato chi gestisce i marchi si è assicurato una produzione di qualità, dall’altro lato noi produttori ci siamo garantiti la continuità del cliente e dei suoi ordini», spiega lo stesso Fabiani.

Il marchio 


Il calzaturificio continuerà a produrre anche per il marchio proprio. Questo per spiegare che l’imprenditore non ha ceduto il controllo dell’azienda, non si è consegnato ad altri, ma ha accolto un nuovo socio. «Questa partnership ambisce a generare un aumento significativo dei fatturati già a partire dal 2024, con una previsione di crescita del 20%», spiega la nota diffusa dall’azienda fermana.


Il contesto in cui avviene questa operazione lo conoscono bene gli addetti ai lavori. E lo sintetizza lo stesso imprenditore calzaturiero. «Ci troviamo di fronte ad un mercato chiuso. Con una domanda che si sta pian piano riducendo. C’è molta richiesta di prodotti a basso prezzo. E le aziende del distretto marchigiano, così come tutte le altre, soffrono. Per evitare di scomparire, spesso, diventano terziste. Ma anche in questo caso corrono dei rischi perché non ci sono contratti pluriennali di subfornitura. Per cui il committente può azzerare gli ordini anche dopo una stagione (6 mesi). Con la nostra operazione - prosegue Fabiani - vogliamo assicurarci un futuro. Il mercato sta cercando aziende produttrici organizzate, ben gestite, che hanno investito negli anni, e con una età media del personale più bassa possibile (noi siamo intorno a 40 anni)».

Premiate le caratteristiche


«Caratteristiche - secondo l’imprenditore fermano - che evidentemente ci hanno premiato, visto che i marchi operano un’attenta selezione prima di bussare alla tua porta. Avere una struttura appetibile è il primo passo per dialogare». Dunque la necessità di ingrandirsi, di avere maggiore risorse, di poter pensare a investimenti e sviluppo non passa necessariamente per la cessione della maggioranza dell’azienda.


Un’operazione simile a quella di Giorgio Fabiani l’ha compiuta Enrico Paniccià nel 2017. In quel caso ha fondato la Woolrich Footwear, società tra il produttore e il brand. Paniccià ha mantenuto il controllo di Giano. Oppure la fortunata esperienza di Eli, azienda che vede in società il produttore Maurizio Croceri e Marco Marchi, patron di Liu Jo ed Eccellenze Italiane. Società che poi ha stretto a sua volta una partnership con il marchio Pinko.

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