FERMO - C’era anche l’arcivescovo di Fermo, Rocco Pennacchio, nella Prefettura di Robe, in Etiopia, in occasione dell’inaugurazione di un ospedale, realizzato grazie a fondi Cei e aiuti della diocesi fermana. L’arcivescovo era presente in duplice veste.
Il racconto
«Due anni fa – racconta – sono stato incaricato di presiedere il comitato Cei che destina gli interventi caritativi nei paesi in via di sviluppo. Nel frattempo, essendo giunta al termine l’edificazione dell’ospedale, come presidente e arcivescovo di Fermo, mi sono recato in Etiopia e con me c’erano don Pietro Orazi e don Mauro Antolini». Un altro Antolini, padre Angelo, prefetto apostolico di Robe, aveva preannunciato a Pennacchio l’imminente conclusione dei lavori. Un’ospedale destinato ai malati psichici, specialmente bambini. «È un centro sanitario a Robe – spiega -, circa 80mila abitanti, che si trova a 450 km a sud est di Addis Abeba. Nel territorio ci sono pochi cattolici e quest’opera della Chiesa si configura come un intervento caritativo».
Il contesto
Un mondo delicato, dove si inseriscono le malattie mentali, tanti tabù, rischio di emarginazione e quindi questo ospedale diventa un segno della «compassione verso i nostri fratelli e sorelle più deboli e sofferenti, anche di malattie neurologiche».
«Ho incontrato – ricorda – religiosi e laici italiani, accoglienti e premurosi verso il popolo in mezzo al quale vivono, come madri con i loro bambini che imparavano attività per vivere o ragazzi di strada raccolti con pulmino, e accolti in un centro di formazione professionale». Ha incontrato operatori diocesani, volontari del Cvm che nasce a Porto San Giorgio. Il ricordo dell’Etiopia che porta nel cuore, chiude, è quello di una «settimana di fraternità. All’inizio forse serve spirito di adattamento, forse troppo abituati alle comodità che sembrano necessità. E impagabili sono i sorrisi, gli incontri, le relazioni umane, l’essenzialità che invade il cuore».
Il ricordo
«Non dimenticherò mai - chiosa - le migliaia di persone in cammino a bordo strada nella polvere, con asini, agnelli, mucche spesso unica risorsa. Rientro con il desiderio di condividere ancora di più il cammino di questi fratelli e sorelle che ci insegnano, con i piccoli segni di attenzione e prossimità, a ridimensionare i deliri di onnipotenza che ci fanno sentire l’ombelico del mondo».