Covid, spaccatura fra medici sulle cure a domicilio. L’incarico agli specialisti manda in fibrillazione la categoria, poi arriva l’intesa

Spaccatura fra medici sulle cure a domicilio: l’incarico agli specialisti manda in fibrillazione la categoria, poi arriva l’intesa
Spaccatura fra medici sulle cure a domicilio: l’incarico agli specialisti manda in fibrillazione la categoria, poi arriva l’intesa
di Francesca Pasquali
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Domenica 3 Ottobre 2021, 06:05 - Ultimo aggiornamento: 15:17

FERMO -  «Una grande sciocchezza». Anzi no, «Il prosieguo di una proficua collaborazione». Giornata convulsa, quella di ieri, in Area vasta 4, dopo l’annuncio dell’entrata in campo di sette specialisti per le cure domiciliari Covid. La notizia ha fatto storcere il naso ai medici di medicina generale, che si sono sentiti scavalcati. «È un grave errore, perché non è stato minimamente considerato il grande lavoro svolto dalla medicina territoriale che, curando il 96% dei pazienti Covid a domicilio e contenendo in maniera determinante l’accesso al mondo ospedaliero, ha evitato una catastrofe», rimbrottava ieri mattina il segretario provinciale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), Paolo Misericordia.


Cambiare strategia adesso, spiegava il sindacalista, sarebbe un grosso errore, perché «darebbe l’idea che la medicina territoriale non funziona». Mentre «gli specialisti devono fare il lavoro in ospedale, dove servono come il pane». Il caso è scoppiato il 21 settembre, quando la Regione ha comunicato l’ingresso in campo dei medici specialisti ospedalieri per curare a domicilio i pazienti positivi. Al Fermano ne sono stati assegnati sette: tre internisti, due cardiologi e due neurologi. Ma quella che per qualcuno è una bella notizia, per altri lo è meno. Nel primo gruppo c’è il consigliere regionale Fabrizio Cesetti che ha presentato un’interrogazione alla giunta per chiedere l’assegnazione, per l’Av 4, di altri specialisti ospedalieri. Nel secondo i medici di famiglia. O, almeno, fino alla tarda mattinata di ieri. Quando l’Asur ha inviato ai camici bianchi un chiarimento.

In cui si dice che i medici degli ospedali faranno da consulenti, anche con la telemedicina, senza sostituirsi a loro nelle cure a domicilio dei pazienti Covid. E che, solo in caso di necessità, andranno a casa dei malati. La lettera contiene i nomi dei professionisti a cui i medici di medicina generale potranno rivolgersi per un consulto sulla salute dei pazienti.


«Come abbiamo sempre fatto, in un rapporto proficuo di collaborazione durante tutta l’epidemia, prima di prendere decisioni complesse e sulla base delle relazioni professionali avute con loro», spiega Misericordia. Che non vuole sentire parlare di assunzioni per i medici di medicina generale, come invece proposto dall’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini. «Quello che durante la pandemia non ha funzionato – punta il dito il sindacalista – è il sistema di igiene e sanità pubblica, i servizi specialistici e il pronto soccorso. Tre ambiti caratterizzati da forti dipendenze lavorative». Misericordia si dice, invece, soddisfatto per i risultati ottenuti dalla campagna vaccinale. Almeno per la parte di competenza dei medici di famiglia.

«Nel Fermano – spiega –, abbiamo somministrato un quarto delle dosi di tutte le Marche, pur avendo un decimo dei medici della regione». Ma tira le orecchie a qualche collega che «non ha fatto fino in fondo il proprio dovere, soprattutto all’inizio». Intanto ieri, la Don Dino Mancini di Fermo è rimasta aperta tutto il giorno per le vaccinazioni dei non prenotati. In 328 si sono presentati nel centro vaccinale di viale Trento. Mentre domani aprono le prenotazioni per le terze dosi degli ultraottantenni, ieri, nel Fermano s’è registrato un solo nuovo contagio. Scendono anche i ricoverati positivi all’ospedale Murri. Ieri erano dieci: nove in Malattie infettive e uno in Terapia intensiva. In quarantena, sempre ieri, c’erano 278 persone, di cui 19 sintomatiche.

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