Avrei voluto parlarvi di università, delle potenzialità che può offrire ai più giovani, delle trasformazioni in atto, ma purtroppo un evento tragico ha preso il sopravvento. Già ieri don Aldo Buonaiuto, su queste colonne ci ha fatto riflettere su questo assurdo crimine, ora vi propongo le mie considerazioni. Alika Ogorchukwu è stato assassinato senza essere difeso solo perché aveva la pelle nera. Era in Italia da 16 anni, era sposato e padre di un bambino, lavorava come ambulante. Un crimine commesso nell’indifferenza dei presenti che hanno assistito non facendo nulla per impedire l’omicidio. Una storia molto simile a quella accaduta sei anni fa a Fermo. Emmanuel Chibi Namdi, anche lui nigeriano, fu ucciso in una rissa con un ex pugile marchigiano. Emmanuel, in fuga dai terroristi jihadisti di Boko Haram era stato accolto nella Comunità di Capodarco di Fermo insieme alla sua compagna, morì mentre difendeva la donna dagli insulti razzisti del suo aggressore. Ma le Marche sono razziste? Quando assistiamo a fatti di questa gravità con la colpevole indifferenza dei presenti la domanda deve porsi. In quegli interminabili minuti cosa facevano i presenti mentre l’assassino a mani nude strangolava Alika? Perché non sono intervenuti? Forse il clima sociale esasperato negli ultimi anni contro chi viene da paesi lontani ha reso possibile un crimine così assurdo nella strada principale di Civitanova Marche. La paura del diverso, l’indifferenza ai bisogni dei più deboli, il razzismo verso chi ha un diverso colore della pelle. Non conosciamo ancora la storia di Alika, ma Emmanuel era un profugo che scappava da una guerra per trovare asilo in Italia, come le tante persone che stanno fuggendo dall’Ucraina, ma a lui e alla sua compagna non è stata mostrata la stessa legittima solidarietà data ai tanti profughi ucraini. O sbaglio? Riflettiamo su queste differenze per capire se il razzismo sta attecchendo anche nelle Marche. I flussi migratori nascono per sfuggire alle guerre, alla povertà, ai cambiamenti climatici, per contenerli non servono muri o filo spinato, ma l’eliminazione delle cause. Quando la guerra smetterà in Ucraina, quel flusso migratorio si interromperà.
* Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout