Vasco mi piace davvero ma ho l’allergia per la folla

Vasco mi piace davvero ma ho l’allergia per la folla

di Giovanni Guidi Buffarini
4 Minuti di Lettura
Venerdì 24 Giugno 2022, 10:10

Non ho comprato il biglietto e biglietti non ce ne sono più e va bene, va bene così. Non tanto perché preferisca altri suoni, Vasco se capita lo ascolto ancora volentieri. È l’idea di ritrovarmi in mezzo a 33mila persone che mi ha dissuaso all’istante, per convincermi a trascorrere ore in mezzo a 33mila persone, altro che pagare io, devo essere pagato e uno sfracello. C’ho l’allergia alla folla, e sebbene, quando mi ci son trovato fra le decine di migliaia, me la sia sempre cavata benissimo.

Ero maestro nell’individuar pertugi respirabili insospettati. Bruce Springsteen a Torino, 11 giugno ‘88, ho ancora il biglietto, lui col cravattino da fighetto, non cantò da fighetto per fortuna, tolta quella orrenda “Born to Run” chitarra acustica e armonica, siamo seri, “Born to Run” o la fai come si deve, a rompicollo e spaccatimpani, o non la fai per niente, punto. Eravamo 65mila quella sera dal Boss. Un caldo feroce, e i cancelli non li aprivano. E ci fu qualche svenimento, fra le sardine. Tranquillissimo, osservavo la scena da un angoletto che c’ero solo io. Chissà se sono ancora così bravo a intuire angoli liberi dalla calca piu accalcata. Un giorno, se l’allergia mi darà tregua, farò la prova.

Non domenica, domenica la festa la lascio a voi, Vasco del resto l’ho già visto live, sempre fine anni Ottanta, a Porto Recanati, c’era Massimo Riva, e le canzoni del cuore le aveva già scritte, su tutte “Vita spericolata” e “Siamo solo noi” (che andiamo a letto la mattina presto/ ci svegliamo con il mal di testa). Vasco mi piace perché ha ben chiaro che il rock è sesso oppure, semplicemente, non è. Mi piace perché sarà meno spericolato d’un tempo - e d’altro canto anche Keith Richards s’è dato una regolata, una ripulita, almeno così dice - però picchia ancora duro. E perché - se non mi son perso qualcosa e se qualcosa mi son perso non ditemelo, grazie - non va caccia di buone cause su cui mettere il cappello. Quanto mi stanno sulle balle gli artisti che fanno il concerto contro ogni forma di violenza, il concerto contro tutte le discriminazioni, il concerto per l’Africa, il concerto (a zero emissioni, va da sé) per la salvezza del pianeta o perlomeno del Cacatua Maculato Male.

Magari associandosi, un bel gruppone, tutti buoni tutti virtuosi.

Mi viene il vomito/ È più forte di me. Costoro li fotografò alla perfezione Edmondo Berselli. Disse più o meno: quando uno ha perso l’ispirazione, non azzecca più una canzone, allora scopre le giuste cause (si riferiva agli U2, che ai bei gesti banali noiosissimi sono abbonati). Gli artisti, rocker e non, mi piacciono isolati, idiosincratici, se possibile stronzi (Vasco stronzo non è, sia chiaro). Per dire, Lou Reed né cantò “We Are the World” né partecipò al Live Aid (Dylan invece cedette in entrambe le occasioni ma stava confuso forte in quegli anni, e comunque al più grande di tutti si perdona tutto). Vasco pare che in questo tour urli fuck the war, e meglio sarebbe se lasciasse ‘sta roba ai Maneskin. Vasco allo Stadio del Conero è una bella cosa per il capoluogo.

Porta visibilità, porta gente, porta quattrini, sembra sia un’impresa trovare una camera libera e sebbene il pienone si registri per una notte sola. Cosa succede, cosa succede in città? Beh, per una volta succede qualcosa di grosso. Ancona ai grandi eventi non è avvezza. Cinque anni fa lo stesso Vasco fu respinto con perdite per futilissimi motivi, non turbare gli eventuali playoff della squadra di calcio all’epoca impegnata in un campionato dilettantistico.

Una figuraccia oggi cancellata. La mancata abitudine a ospitare spettacoli di così forte richiamo giustifica l’agitazione delle ultime settimane, la febbrile messa a punto, incontro dopo incontro, di un piano per il traffico, 30 navette, 236 corse, tutto il cucuzzaro. Ok, ora che il piano c’è ci si augura venga usato a ripetizione, per un capoluogo un concerto da 30mila presenze dovrebbe la norma, inseriamoci nel giro, facciamoci qualcosa con quello stadio che col calcio non lo riempiamo mai. Dettaglio stonato. I 33mila fan di Vasco noto salutista saranno condannati alla sobrietà, niente alcolici sopra i 5 gradi. In nome della Sicurezza, Ultima Dea delle civiltà moribonde, tutte paure, niente desideri.

* Opinionista e critico cinematografico

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