Stipendi, quanto aumentano? Taglio del cuneo fiscale, Irpef e pensioni: cosa cambia nel 2024 per statali e privati

Con la nuova legge di Bilancio crescono gli stipendi per i lavoratori, tranne nel Lazio, e gli assegni pensionistici (grazie alla rivalutazione differenziata), ma c'è la stretta sulle pensioni future degli statali. Al via, poi, i rinnovi contrattuali nel settore pubblico

Dipendenti ministeriali varcano i tornelli d'ingresso a Roma in una foto d'archivio
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Sabato 28 Ottobre 2023, 18:38

Nel 2024 gli stipendi e gli assegni pensionistici saranno più pesanti, grazie alla conferma del cuneo fiscale e soprattutto il taglio dell'Irpef da una parte e la rivalutazione (differenziata per fasce di reddito) degli importi previdenziali dall'altra. Gli abitanti del Lazio, però, dovrebbero vedere l'Irpef regionale salire, azzerando l'effetto della riforma al livello nazionale.

E ancora, la manovra prevede una stretta sull'uscita dal mondo del lavoro, con criteri più difficili per accedere ad Ape sociale e Opzione donna, oltre al taglio sugli assegni per chi nel 2024 sceglierà di utilizzare l'opzione di Quota 103. Per gli statali, poi, nei prossimi anni le pensioni future potrebbero essere tagliate fino a 7mila euro l'anno, visto la riduzione degli emolumenti. Ma arriverà il rinnovo di diversi contratti, in primis i medici. Ecco quindi nel dettaglio cosa cambia con la Manovra per privati e statali.

Il rinnovo dei contratti pubblici

Taglio del cuneo fiscale, accorpamento delle prime due aliquote Irpef, politiche per contrastare la denatalità e avvio del rinnovo dei contratti della Pa. Sono i quattro pilastri che andranno a formare la prossima Legge di bilancio. In particolare sarà avviato «il percorso di rinnovo dei contratti» della Pa relativo al triennio 2022-2024, e «particolare attenzione sarà posta al personale medico-sanitario, nell'ambito delle ulteriori risorse destinate» al finanziamento della spesa sanitaria.

Il rinnovo dei contratti pubblici porterà a un incremento medio di circa 170 euro mensili. La misura non dovrebbe riguardare tutti i 3,2 milioni di dipendenti pubblici, ma gli oltre 1,5 milioni della Pa centrale e i 670mila della sanità, a cui si viene data la priorità.

Stipendi, taglio del cuneo fiscale e il nodo tredicesime

Capitolo cuneo fiscale. Anche nel 2024 ci sarà il taglio di quattro punti che consente di raggiungere, per i redditi più bassi, il 7%. Da luglio 2023, si applica la riduzione alle buste paga con retribuzione fino a 2.692 euro: è pari al 6%; per quelle che non superano 1.923 euro raggiunge invece il 7%. Operativamente viene proposto il meccanismo dell’abbattimento della ritenuta contributiva a carico dei dipendenti.

Per gli statali l’erogazione degli sgravi continuerà ad essere applicata in maniera differita. Infatti, per un milione e 200 mila dipendenti pubblici la decontribuzione verrà corrisposta da NoiPa sul cedolino del mese successivo rispetto a quello in cui viene riconosciuto il beneficio. Tra l’altro agli statali, quest’anno, oltre al taglio del cuneo si sommano anche alcune una tantum anti-inflazione dell’1,5% maturata da gennaio a luglio. Un semplice dipendente ministeriale ha già incassato 185 euro in più ad agosto e poi, una volta smaltiti gli arretrati, 23 euro al mese. Più consistente l’aumento per i dirigenti: i livelli più alti hanno preso 534 euro ad agosto e poi, in ciascun mese, tra i 52 e i 66 euro. Per i funzionari gli incrementi sono compresi tra 29 e 44 euro. Mentre per gli assistenti gli aumenti partono da 24 euro e arrivano fino a 31 euro.

Tredicesime

Secondo l'ultima bozza della Manovra, però, il taglio del cuneo fiscale non avrà effetti sulle tredicesime. L’ipotesi di ridurre il cuneo fiscale anche sulle tredicesime nel 2024 era stata a lungo accarezzata dal governo, ma già all’inizio della scorsa estate l’idea era stata accantonata per ragioni di ordine finanziario. Quest'anno in tredicesima rimarrà il taglio del cuneo fiscale al 3% (per i redditi fino a 25mila euro) e al 2% (per i redditi fino a 35mila euro). Il prossimo anno il taglio sarà azzerato.

Buste paga più alte con il taglio dell'Irpef

Stando a queste misure, quindi, gli stipendi calerebbero nel 2024. A farli aumentare, però, è la sforbiciata sull'Irpef. Si procederà con un primo accorpamento delle prime due aliquote. Attualmente si paga il 23% su quello che arriva a 15mila euro l’anno e il 25% da questa soglia fino a quella dei 28 mila euro.

Estendendo l’aliquota più bassa, resterebbero comunque ferme le successive due (35% fino a 50 mila euro e 43% al di sopra di questo importo).

In concreto significherebbe: 60 euro in meno di tasse all’anno per chi guadagna 15 mila euro, 100 euro in meno per chi guadagna fino a 20 mila euro e un beneficio fisso pari a 260 euro l’anno per coloro che sono al di sopra della soglia dei 28mila euro di reddito. A queste cifre si devono togliere la ventina di euro in meno una tantum di mini-taglio del cuneo fiscale sulla tredicesima. Quindi il massimo sarà di circa 240 euro annui.

Il caso Irpef del Lazio

Per gli abitanti del Lazio, però, come detto potrebbe arrivare l'aumento dell'addizionale regionale Irpef, che comporterebbe un aggravio in busta paga fino a 300-400 euro. Sommando i tre effetti ci potrebbe essere una riduzione fino a 160 euro l'anno, spalmata quindi su 12 mesi.

Potrebbero poi essere cancellate o ridotte le detrazioni per chi guadagna tra 100mila e 120mila euro annui (soglia oltre la quale già sono state tagliate).Tra le detrazioni a rischio ci sono quelle relative alle spese per assicurazioni, sport, scuola e università.

Pensioni, le novità per privati e statali

Quanto alle pensioni, si ridurranno per tutti gli spazi per accedere a Opzione donna e Ape Sociale. Aumenta di 5 mesi, fino a 63 anni e 5 mesi l'età per l'accesso all'ammortizzatore che accompagna alla pensione disoccupati, caregiver, invalidi con almeno il 74% e impegnati in lavori gravosi. Aumenta di un anno, fino a 61 anni l'età minima per l'accesso a Opzione donna ai quali va aggiunto un anno di finestra mobile (un anno e mezzo per le autonome). Potranno usarlo le donne nate fino al 1963 che hanno almeno 35 anni di contributi nel 2023 e quindi hanno cominciato a lavorare almeno dal 1988 ricalcolando tutto l'importo con il metodo contributivo.

Quota 103 quindi dovrebbe rimanere in vigore anche nel 2024, ma con dei limiti. Per accedere a Quota 103 quest'anno si dovevano avere almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi. Questi parametri non cambierebbero. Per chi maturerà i requisiti la pensione anticipata sarà però determinata con il calcolo contributivo e «per un valore lordo mensile massimo non superiore a quattro volte il trattamento minimo previsto a legislazione vigente, per le mensilità di anticipo del pensionamento». Si tratterebbe quindi di un massimo di circa 2.250 euro considerando la pensione minima fissata dall'Inps di poco più di 563 euro.

Una volta raggiunti i requisiti, inoltre, i dipendenti privati nella nuova formulazione dovrebbero aspettare 6 mesi per l'assegno e i pubblici 9 mesi. Oggi le finestre sono rispettivamente di 3 e 6 mesi. 

Previdenza, i tagli a insegnanti e dipendenti pubblici

Con la manovra potrebbe poi scattare un taglio significativo sulla futura pensione di maestri, infermieri, dipendenti comunali, medici pubblici e ufficiali giudiziari, se hanno iniziato a lavorare prima del 1996. E simmetricamente un forte incremento, per le stesse categorie, dell’onere richiesto per riscattare gli anni di università o altri periodi non coperti. Con una potenziale platea stimata in oltre trecentomila persone, circa un terzo dei dipendenti pubblici complessivi.

Il titolo della norma è «Adeguamento aliquote rendimento gestioni previdenziali». Il testo per prima cosa elenca le gestioni previdenziali coinvolte, che sono appunto la Cassa per le pensioni ai dipendenti degli enti locali (Cpdel), la Cassa per le pensioni dei sanitari (Cps), la Cassa per le pensioni agli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate (Cpi) e infine la Cassa per le pensioni agli ufficiali giudiziari (Cpug): tutte confluite nell’Inpdap e successivamente nell’Inps.

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