L'export Marche corre
ma la ripresa non decolla

L'export Marche corre ma la ripresa non decolla
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Lunedì 16 Giugno 2014, 16:15 - Ultimo aggiornamento: 16:16
ANCONA - Nonostante deboli segnali positivi nel primo trimestre 2014, in particolare per le imprese di grandi dimensioni e pi orientate all'export, il quadro economico nelle Marche rimane fragile, stazionario e la ripresa stenta ad avviarsi. E' il quadro che si sta delineando dopo un 2013 in profonda recessione (-2% del Pil, -17% di investimenti delle imprese, -3,4% d'occupazione, disoccupazione all'11,1%, -4,5% di prestiti bancari).



È il mancato sostegno degli investimenti, anche pubblici, secondo il rapporto della Banca d'Italia sull'economia regionale, illustrato oggi ad Ancona, a frenare lo sviluppo, che, in presenza di una debole domanda interna e di una difficile situazione occupazionale, è sempre più dipendente anche nelle Marche dalla domanda estera.



Nei primi tre mesi dell'anno qualche barlume di luce si è visto: export che corre ai ritmi del 2013 e torna ai livelli pre crisi (+7% tendenziale al netto dei trasferimenti infragruppo), occupazione in lieve aumento (0,1%) dopo cinque trimestri di cali, prestiti bancari che calano meno (-3,8%). Ma sono segnali che si devono consolidare e che, insieme alle poche luci del 2013 (produzione industriale stabilizzata e Pil riallineato all'Italia), fanno parlare al massimo di una «fase di sostanziale stazionarietà».



Gabriele Magrini Alunno, direttore della sede Bankitalia di Ancona, si augura «di essere alla fine del periodo di crisi, e di avviarci ad una ripresa». Anche il clima di fiducia tra gli imprenditori sembra in crescita: quello che mancano però sono gli investimenti, diminuiti del 17% nel 2013 e per i quali, secondo il rapporto illustrato da Giacinto Micucci e da Pasqualino Montanaro dell'Ufficio studi della Banca d'Italia, non è prevista una sostanziale ripartenza nel 2014.



Per alcuni settori, il 'fondò della crisi sembra non arrivare mai: -8% della produzione edile nel 2013 e -60% delle compravendite immobiliari in sette anni. Cosa fare allora per uscire da questa situazione? Per Bankitalia bene gli investimenti, anche pubblici, come quelli già in corso per dotare di nuove infrastrutture (strade, porto di Ancona) le Marche.



Le imprese trainanti saranno diverse da quelle attuali per dimensioni e per prodotti, e richiederanno competenze e preparazioni più elevate rispetto al mero apprendimento sul luogo di lavoro; le aziende, contrastando una «resistenza di tipo culturale» devono puntare sul capitale umano proveniente da fuori per innovare, competere e internazionalizzarsi.



Il tessuto produttivo regionale fatica infatti a trattenere sul territorio i propri laureati. Nelle Marche, regione con elevati tassi di scolarizzazione terziaria, sono molti i giovani laureati che vanno a lavorare fuori regione, e pochi quelli in entrata. Il sistema regionale insomma è a «elevato interscambio, ma non attrattivo» per studenti e laureati.
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