Scajola sfida i giudici e non depone
a Perugia: «Non ci sono garanzie»

L'ex ministro Claudio Scajola (foto Ansa)
L'ex ministro Claudio Scajola (foto Ansa)
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Mercoledì 12 Maggio 2010, 09:58 - Ultimo aggiornamento: 9 Giugno, 22:53
ROMA (12 maggio) - L'ex ministro Claudio Scajola non si presenter all'audizione fissata per il 14 maggio davanti ai pm di Perugia perch, dopo le notizie sull'inchiesta apparse in questi giorni sui giornali verrebbe sentito in una veste che parrebbe ormai solo formalmente, ma non gi sostanzialmente, quella di persona informata sui fatti. Lo afferma, in una nota, l'avvocato Giorgio Perroni, legale di Scajola. Secondo l'avvocato, l'audizione avverrebbe «senza, quindi, il rispetto delle garanzie difensive normativamente previste».



Legale Scajola: procura Perugia non è competente. Secondo il legale di Claudio Scajola, l'avvocato Giorgio Perroni, la procura di Perugia è incompetente ad indagare sulla vicenda che coinvolge il suo assistito ed anche questa è una ragione per la quale l'ex ministro non si presenterà, il 14 maggio, a deporre in qualità di persona informata dei fatti. «È mia convinzione - sottolinea infatti l'avvocato - che la Procura della Repubblica di Perugia non sia competente a conoscere di questa vicenda sia perchè i fatti sono tutti, pacificamente, avvenuti a Roma, sia perchè, in ogni caso, la competenza a giudicare il ministro Scajola sarebbe, eventualmente, di altro organo, ovvero a dire del Tribunale dei Ministri».



Competenza sulla quale è attesa la decisione del tribunale del riesame chiamato a decidere in merito all'arresto chiesto dai pm per Stefano Gazzani e Claudio Rinaldi. Pronunciamento previsto non prima del fine settimana. Venerdì sarà inoltre fissata la nuova data per l'udienza davanti al gip nella quale verrà esaminata la richiesta di commissariamento delle aziende del gruppo di Diego Anemone. Procedimento rinviato oggi per l'assenza del giudice e che ha provocato stupore nella procura.



Di Pietro: non va perché indagato.
«Un testimone è obbligato a presentarsi davanti al magistrato altrimenti lo vanno a prendere i carabinieri. Se uno non va e fa parlare il suo avvocato c'è solo una spiegazione logica: l'ex ministro Scajola è indagato». Antonio Di Pietro «rispolvera» il suo ruolo di ex magistrato per «interpretare» durante la trasmissione Otto e mezzo su La7 il rifiuto di Scajola. «Scajola ci sta dicendo, non c'è altra spiegazione, che lui è indagato. Ecco perchè parla il suo avvocato. Questa è la lettura vera che do di questa vicenda. Non si presenta, e questa è una possibilità che ha solo un indagato»



Ma il legale replica: posizione di Scajola non è cambiata. «In base a quanto so io la posizione del ministro Claudio Scajola non è cambiata»: l'avvocato Giorgio Perroni, legale dell'ex ministro, ha commentato così le parole di Antonio Di Pietro. «Io personalmente ho ritenuto che Scajola non dovesse presentarsi perchè ritengo che sulla base delle notizie di stampa lui è soggetto solo formalmente non indagato ma sostanzialmente indagato perchè lo accusano di cose non vere che però tali sono riportate».



Pd: grave se si sottrae a chiarimenti. «È grave e avvilente e comunque poco comprensibile che un uomo delle istituzioni adotti una linea di difesa che lo porta a sottrarsi ad un chiarimento della propria posizione di fronte all'autorità giudiziaria». Così la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti commenta la decisione dell'ex ministro Claudio Scajola. «È una scelta opinabile perchè chi non ha nulla da nascondere non ha paura di raccontare la verità dei fatti nelle sedi proprie e non soltanto nelle trasmissioni televisive».



Lista con nomi in computer Anemone. Una lunga lista di nomi, che sarebbe stata sequestrata dalla Guardia di Finanza in un computer di Diego Anemone nel 2009: il documento, secondo quanto si apprende, sarebbe nelle mani degli inquirenti perugini che indagano sulla cricca degli appalti. L'elenco quando fu sequestrato - nell'ambito delle indagini sui mondiali di nuoto a Roma - non aveva avuto particolare rilevanza investigativa ma oggi, alla luce degli ultimi riscontri ottenuti dagli investigatori sui fondi del 'riciclatorè Angelo Zampolini, utilizzati per coprire parte dell'acquisto di abitazioni di personaggi importanti tra cui l'ex ministro Scajola, assume tutt'altro rilievo. La lista, secondo quanto è stato possibile ricostruire, conterrebbe diverse decine di nominativi ai quali sarebbero associati dei lavori svolti dalle imprese di Anemone, considerato dai magistrati una delle figure chiave della cricca. Non sarebbero segnati, invece, gli importi pagati per i servizi ottenuti dal gruppo. I magistrati perugini Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi vogliono ora chiarire se quei nominativi abbiano avuto lo stesso 'trattamento" ottenuto da coloro che sono già stati tirati in ballo da Zampolini: nella lista, infatti, figurerebbero tra gli altri Scajola, Lunardi e Incalza.



Pupi Avati nella lista: nessun regalo da Anemone. Ci sarebbe anche il nome di Pupi Avati nella lista sequestrata nel 2009 dalla Guardia di Finanza in un computer di Diego Anemone. Ma lui dice: «non ho ricevuto nessun regalo da Anemone». «Apprendo da un giornalista - dice all'Ansa il regista - che il mio nome comparirebbe in una lunga lista di clienti per i quali ha operato l'impresa Anemone. In effetti nel 2002 o 2003, desiderando dotare la mia casa di Todi di un saliscendi per trasportare le vivande dalla cucina al piano rialzato, ne parlai all'ingegner Angelo Balducci che si offrì di reperirmelo e di farmelo istallare. Il tutto avvenne nell'inverno di quell'anno, in nostra assenza dalla casa che utilizziamo solo l'estate e quindi senza che io mi trovassi ad incontrare chi materialmente ha effettuato il montaggio dell'apparecchio». «Ho pagato regolarmente - aggiunge - sia il piccolo saliscendi che il lavoro di installazione all'ingegner Balducci e sono in grado di esibire (qualora mi venga richiesta) la matrice dell'assegno e il documento relativo». «Non ho quindi avuto nessun regalo da Diego Anemone - sottolinea il regista - anche se si tenta di insinuare come io si stato sollecitato attraverso regali a far lavorare come attore Lorenzo Balducci. Desidero chiarire una volta per tutte che in tutta la sua carriera Lorenzo ha girato un solo giorno nel mio film I cavalieri che fecero l'impresa e due giorni ne Il cuore altrove. In quarant'anni di cinema - conclude Pupi Avati - centinaia di giovani attori alle prime armi hanno ottenuto da noi ruoli ben più consistenti».



Avati: ho matrice assegno. L'assegno con cui è stato pagato il montacarichi, aggiunge Pupi Avati, ammonta a 4.400 euro. «Ho la matrice», spiega il regista: «si tratta di un assegno del mio conto corrente presso la Banca Nazionale del Lavoro, datato febbraio 2004, intestato ad Angelo Balducci per un importo, appunto, di 4.400 euro».




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