Bertolaso: «Gli umbri a Civitanova solo in caso di estrema necessità»

Bertolaso: «Gli umbri a Civitanova solo in caso di estrema necessità»
di Ilaria Bosi
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Martedì 1 Dicembre 2020, 15:24 - Ultimo aggiornamento: 15:59

Il Covid Hospital di Civitanova? «Sarà usato solo nel caso ci si dovesse trovare in situazioni di criticità con le rianimazioni dell’Umbria». Lo ha detto lunedì, intervenendo nel consiglio comunale di Spoleto, il consulente della Regione Guido Bertolaso: «Ho avuto notizia che alcuni deputati hanno addirittura presentato un’interrogazione parlamentare in merito alla possibilità di trasferire alcuni pazienti dell’Umbria nel Covid Hospital di Civitanova. Ecco, questa sarebbe una delle grandi accuse che mi vengono rivolte. Sono abbastanza abituato alle polemiche, quindi la questione non mi preoccupa più di tanto».

Bertolaso ha quindi spiegato: «Quando si è trattato di definire il Piano di Salvaguardia per l’Umbria, abbiamo immaginato tutta una serie di situazioni. Per l’immediato ho suggerito e voluto fortemente gli ospedali da campo realizzati a Perugia, con i militari, e a Terni (più sofisticato da un punto di vista tecnologico) con la Croce Rossa: soluzioni necessarie a contenere e mitigare il peso dell’impatto dei ricoveri in ambito regionale. Poi si stanno realizzando nuovi posti di rianimazione, che in tutta Italia è l’anello fondamentale, ma debole, del sistema sanitario».

E ancora: «Realizzare un letto di rianimazione vero e proprio – ha detto Bertolaso - non significa mettere là una tenda, qualche lettino, quattro aste per le flebo e magari qualche monitor per fare scena. È una cosa completamente diversa: la tecnologia più complessa che esista in campo medico e nell’ambito di una struttura ospedaliera. E allora, per fare questo, anche se si immagina di realizzare 20/30/40 posti letto in rianimazione, non si fa improvvisando in pochi giorni, come invece è stato possibile fare con gli ospedali da campo. Servono comunque settimane, soprattutto se non si mette in piedi una macchina da guerra come quella che ho realizzato a Milano ad aprile e a Civittanova Marche a maggio.

E allora ho suggerito: se nel frattempo ci si dovesse trovare in situazioni di criticità con le rianimazioni abbiamo due strade. Cosa facciamo? Lasciamo morire a casa i nostri cari? Magari perché 80/85 anni, come sta succedendo in molte parti d’Italia? Facciamo questo perché non ci sono letti di rianimazione?».

Da qui quello che viene indicato dall'ex capo della Protezione civile come una sorta di piano B: «La seconda strada è caricare i nostri cari su un’ambulanza e sfruttare la straordinaria opera della strada di Colfiorito (la statale 77, ndr), nuova e moderna, che ci permette di arrivare a Civitanova in un’ora e trasferire eventualmente in uno dei moduli di quella astronave i malati che altrimenti, in Umbria, rischierebbero di non farcela a causa della mancanza di posti letti in rianimazione. Non significa doverla utilizzare a tutti i costi, né che in Umbria non si è capaci di affrontare e assistere chi ha bisogno oggi di terapia intensiva e rianimazione. Significa avere un jolly in più, una carta in più da spendere in caso di emergenza».

Infine la stoccata: «Questi ragionamenti, però, può farli chi è abituato a gestire le situazioni di emergenza e le situazioni di crisi. Non chi non ha idea di come funzioni. Poi se questo serve per fare polemica a livello politico, benissimo, siamo in democrazia. Ma si eviti di strumentalizzare, si eviti di fare di un’idea intelligente un motivo di polemica o di critica solo perché si tratta di una iniziativa mia o comunque della giunta che mi ha scelto per gestire l’emergenza». E a proposito delle critiche, Bertolaso sui Covid Hospital: “All'inizio non li vuole nessuno. Era accaduto anche nelle Marche, nei mesi scorsi. Ora tutti i marchigiani benedicono la presenza di quella struttura realizzata a Civitanova”.

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