«Pretendevano - spiega - che io cacciassi i bambini Rom perché, secondo questi genitori che mi hanno detto parole irripetibili, questi bambini portano malattie, puzzano e sono sporchi. Al mio rifiuto, hanno deciso di trasferire i propri figli, augurandomi di rimanere da sola con i Rom».
I due bambini Rom, di 6 e 7 anni, sono cugini. In un primo momento si erano iscritti a scuola due fratellini e, sottolinea Mingrone, «ho ritenuto di non farli stare nella stessa classe per evitare che potessero isolarsi dal resto degli alunni». Ma quando i «fratellini tornavano nel campo nomadi dove vivono - ricorda la docente - non facevano altro che raccontare come si erano divertiti a scuola e cosa avevano imparato».
Il loro cuginetto di sette anni, aggiunge Mingrone, «non ha resistito e ha voluto a tutti i costi iscriversi anche lui a scuola e io l'ho accolto nella mia classe». Quando i genitori dei quattro bambini italiani hanno visto il secondo bambino Rom, conclude la docente, «nonostante avessi tutte le certificazioni sanitarie, sono venuti da me come belve inferocite: il primo l'abbiamo accettato - hanno detto - ma il secondo proprio no».
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