Referendum, battaglia sul quorum
Bersani: ce la faremo. Berlusconi al mare

Manifestazione per il sì in piazza del Popolo a Roma
Manifestazione per il sì in piazza del Popolo a Roma
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Sabato 11 Giugno 2011, 09:46 - Ultimo aggiornamento: 11 Luglio, 16:00
ROMA - La campagna referendaria si chiusa ieri con il centrosinistra in piazza al fianco di movimenti e associazioni, ministri e parlamentari del centrodestra a casa o, come nel caso del premier Silvio Berlusconi, ieri a Portofino per il compleanno del nipote, oggi nella sua residenza di Villa Certosa, a Porto Rotondo, in Sardegna.



Si vota domenica dalle 8 alle 22 e lunedì dalle 7 alle 15. Gli aventi diritto al voto sono oltre 50 milioni, tre milioni dei quali appartengono alla circoscrizione Estero. Quattro i quesiti silenzio: due schede, rossa e gialla, riguardano l'abrogazione di norme riguardanti servizi pubblici e acqua; la grigia l'abrogazione di norme sul nucleare; la verde l'abrogazione di norme sul legittimo impedimento. Sarà possibile ritirare la scheda, e quindi votare, anche solo per uno o alcuni dei quattro quesiti posti. Affinché il referendum sia valido, dovrà recarsi alle urne il 50% più uno degli aventi diritto.



La battaglia per il quorum è nella presenza o nell'assenza della politica dalla scena pubblica nel giorno di chiusura della campagna. «Il quorum è a portata di mano», suona la carica Pier Luigi Bersani, ieri a piazza del Popolo insieme al leader dell'Idv Antonio Di Pietro e ai Verdi ma non sul palco per evitare di dare colore politico all'evento.



L’ultima giornata di campagna elettorale ieri si è aperta con uno striscione di 300 metri quadri calato di prima mattina dall’alto del Colosseo dagli attivisti di Greenpeace con la scritta «Italia ferma il nucleare. Vota sì». Analoghe iniziative dello stesso gruppo ambientalista dal campanile di San Marco a Venezia e da Ponte Vecchio a Firenze.



Pdl e Lega, con qualche vistosa eccezione come il sindaco di Roma Alemanno, la presidente della Regione Lazio Polverini e il governatore del Veneto Luca Zaia, puntano invece sull’astensione come mezzo per far fallire il referendum.



Berlusconi, come annunciato, si terrà lontano dai seggi, dividendosi tra il mare Portofino e quello di villa Certosa in Sardegna. Il premier, comunque, mostra sicurezza e afefrma che la consultazione non avrà conseguenze sul governo. «Trovo davvero disdicevole che un uomo che è al governo e che ha giurato sulla Costituzione non senta il dovere di dare un messaggio di civismo. Ma non sono per nulla stupito: Berlusconi è Berlusconi...», ha attaccato il segretario del Pd, Pier luigi Bersani.



Bersani: quorum vicino. Pur non nascondendosi le difficoltà dell’impresa - «è come scalare una montagna» - il leader del Pd ritiene il quorum «a portata di mano». Polemico con il Cavaliere anche D’Alema che, a proposito della scelta di recarsi alle urne, dice: «Io sono d’accordo con il presidente della Repubblica e con il Papa. Berlusconi, invece, poteva risparmiarsi una sortita infelice. Non è certo un bel messaggio quello del capo del governo di un Paese democratico che dice di non andare a votare».



Il referendum è visto come «una prova di democrazia» anche da Pier Ferdinando Casini, anche se Udc e Terzo Polo hanno posizioni decisamente differenziate dal resto delle opposizioni almeno sui quesiti per l’acqua. Per il leader centrista, infatti, «è meglio un voto sbagliato che un non voto».



Per Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl, «anche sul tema del referendum c’è una singolare tendenza alla demonizzazione. Su questo argomento - afferma il capogruppo alla Camera - sono legittime infatti tutte le posizioni: quella di chi vota Sì, quella di chi vota No e quella di chi si astiene. Per questo - aggiunge Cicchitto - il tentativo di strumentalizzare i referendum dandogli un significato politico è destituito di fondamento».
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