Caos affitti d’oro: nella manovra
spunta un nuovo stop al recesso

Il leghista Buonanno agita un forcone in aula
Il leghista Buonanno agita un forcone in aula
di Giusy Franzese
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Lunedì 23 Dicembre 2013, 13:31 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 17:30
ROMA - Il governo chiede la fiducia anche sul decreto cosiddetto ”salva Roma“. La decisione è stata annunciata dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, nel tardo pomeriggio alla Camera dopo una nuova giornata al fulmicotone, che ha visto le opposizioni, Movimento Cinque Stelle e Lega in testa, minacciare ostruzionismo a oltranza con il fondato rischio della mancata conversione del provvedimento in legge (il decreto scade il 30 dicembre e deve tornare nuovamente al Senato). Motivo delle proteste: la scoperta di una norma nella legge di stabilità che neutralizza la battaglia vinta l’altro ieri in commissione Bilancio sul diritto di recesso per gli affitti d’oro dei palazzi della politica. Una norma finora passata inosservata (anche per il modo in cui è scritta) ma che - secondo leghisti e pentastellati - è stata inserita ad hoc nella manovra dalla Ragioneria dello Stato per salvare interessi della casta.



Corsa contro il tempo La chiama per la fiducia ci sarà oggi alle 14,30. Sarà comunque corsa contro il tempo per evitare la decadenza. Prima di passare il tutto al Senato, infatti, si dovranno votare gli ordini del giorno. Cosa che la riunione dei capigruppo ha calendarizzato per venerdì 27 dicembre. L’obiettivo è chiudere alla Camera con il voto finale la stessa giornata in modo da passare in serata il testo al Senato. Che a questo a punto avrà solo 48 ore di tempo per convertire il provvedimento in legge. In mezzo ci sarà il consiglio dei ministri di venerdì, l’ultimo prima della fine dell’anno. Un passaggio fondamentale per il destino del salva-Roma. Il governo infatti ha fatto sapere che correggerà, attraverso il milleproroghe, la norma ”incriminata“ sugli affitti d’oro. Se non lo farà M5s e Lega riprenderanno l’ostruzionismo.



L’ultimatum dei grillini è netto: «Il governo al rientro, il 27 dicembre, presenti nel milleproroghe la misura che blocca gli affitti d’oro. Altrimenti faremo ostruzionismo fino a far cadere il decreto salva-Roma». Forza Italia condivide, e in serata i pentastellati incassano l’appoggio anche del segretario del Pd. «La norma contro gli affitti d’oro è giusta, sono d’accordo con i Cinque stelle. È giusto chiedere sacrifici ai deputati. Possono benissimo avere uffici più piccoli» dice Matteo Renzi. Anche per lui «la soluzione» al pasticcio deve arrivare all’interno del milleproroghe.



L’amara sorpresa I deputati erano andati a letto convinti di aver posto rimedio a due norme ”vergogna“: quella che penalizzava gli enti locali che adottano misure contro le slot machine (che dopo l’ok del Senato era stata ripudiata da tutti) e l’altra che stoppava il diritto di recesso dai contratti di locazione particolarmente onerosi dei palazzi istituzionali della politica. Dopo l’indignazione generale, in entrambi i casi le norme era state soppresse. Con grande soddisfazione dei grillini che già esultavano: «Abbiamo sventato il blitz della casta, che aveva cercato di sopprimere la nostra disposizione e blindare i contratti milionari sottoscritti da Montecitorio». Ma passano poche ore dal via libera notturno della commissione Bilancio al nuovo testo, quando i leghisti scovano un comma, il 254-ter, nella legge di stabilità (che oggi avrà il via libera definitivo con la fiducia al Senato) che impedisce il diritto di recesso per alcuni immobili, ovvero quelli «di proprietà dei fondi comuni di investimento immobiliare» e quelli «di proprietà dei terzi aventi causa da detti fondi, per il limite di durata del finanziamento degli stessi fondi». Di qui la denuncia con tanto di forcone (di cartone) mostrato in Aula e le successive proteste dell’intera opposizione. Intanto anche sulle slot machine si apre un altro fronte, relativo stavolta alle procedure in caso di revoca della concessione. Ma con una nota il Tesoro rassicura: «L’obiettivo è evitare conseguenze negative, tra cui il rischio di infiltrazioni della criminalità».