Appena saputo che Silvia era stata liberata «il mio cuore scoppiava di gioia. Poi sono stato subissato di telefonate e messaggi da parte di familiari amici e giornalisti», ha continuato Enzo Romano. «Impossibile rispondere a tutti, anzi mi scuso se non sono riuscito a dare retta a molti.
Ma a un certo punto ho dovuto pensare a me stesso e a come organizzare la partenza per Roma. È stata una giornata intensa. Felice ma lunghissima», ha concluso il papà di Silvia.
«Penso che, come lei ci siano, tanti ragazzi che si danno da fare per il prossimo e che sono in prima linea per conquistare il mondo che vorrebbero: un mondo diverso e più giusto. Ma mia figlia non è andata in Africa per diventare un'icona, è partita perché era quello che sentiva nel cuore», ha affermato il padre di Silvia all'indomani del rientro in Italia della cooperante. «Era quello che voleva fare: lavorare per gli altri, mettersi al servizio di persone meno fortunate e aiutarle grazie alle sue capacità e al suo sorriso. - ha continuato Enzo Romano - Poi si è trovata a diventare un'icona, per ciò che le è capitato. Ma, ripeto, ci cono tanti giovani attivi per il cambiamento. Ora, l'importante è che sia tornata da noi sana e salva».