Ministeri al Nord, alt di Napolitano
«Roma Capitale è nella Costituzione»

Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi
Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi
di Marco Conti
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Mercoledì 27 Luglio 2011, 10:24 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 23:19
ROMA - Anche il governo garante dell’unit nazionale e deve spiegare che cosa significa «l’apertura di sedi distaccate di rappresentanza operativa» prevista nei decreti dei ministri Bossi, Calderoli, Brambilla e Tremonti che hanno aperto uffici dei rispettivi ministeri al Nord. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato ieri pomeriggio «una lunga e dettagliata lettera» a Silvio Berlusconi nella quale si esprimono «rilievi e motivi di preoccupazione sul tema, oggetto di ampio dibattito, del decentramento delle sedi dei Ministeri sul territorio».



Il Quirinale non ha reso pubblico il testo della missiva alla quale oggi il presidente del Consiglio risponderà e che verrà valutata da palazzo Chigi, come spiega Paolo Bonaiuti, «con grande rispetto e attenzione».



Silvio Berlusconi, che ha appreso dell’arrivo della lettera durante l’incontro con il sindaco di Napoli De Magistris, non l’ha presa particolarmente bene. Anche perché i dettagliatissimi rilievi messi nero su bianco dal capo dello Stato, obbligano il Cavaliere ad una posizione ufficiale che in sostanza dovrà correggere la confusione di questi giorni prendendo formalmente le distanze dall’iniziative di un alleatto già fortemente irrequieto.



Nella lettera si spiega che una cosa «è il decentramento» altro sono iniziative come quella avviata dai quattro ministri, in grado di innescare un pasticcio normativo che rischia di entrare in contraddizione con l’articolo 5 della Costituzione e con il titolo V che parla di Roma Capitale. Non solo, il capo dello Stato fa anche riferimento alle annunciate iniziative di altri ministri che intendono seguire le orme dei colleghi aprendo altre sedi al Sud. Una confusione che ha obbligato il Quirinale a prendere carta e penna formalizzando ciò che il capo dello Stato aveva avuto modo di dire il 17 marzo a Montecitori e il 17 giugno a Verona quando aveva spiegato ad un gruppo di ragazzi che «c’è un solo articolo della Costituzione, l’articolo 5, che mette insieme questi due valori (unità nazionale e autonomia territoriale ndr). Dice - continua Napolitano - che la Repubblica è una e indivisibile, e dice anche che riconosce e promuove le autonomie». «A noi tocca comporre l’Unità con la diversità».



L’iniziativa del capo dello Stato arriva dopo settimane di moniti e richiami, pubblici e non, su un’iniziativa che la Lega aveva avviato qualche giorno dopo l’esito (non felice per il centrodestra), del primo turno delle elezioni amministrative di maggio. Poco prima dei ballottaggi del 29 maggio la Lega tentò un blitz in consiglio dei ministri, ma il decreto non vide la luce proprio a seguito di un colloquio di Bossi con il capo dello Stato.



I leghisti non hanno però mai mollato la presa, ma Berlusconi era riuscito a far passare il principio che non ci sarebbero stati trasferimenti di ministeri, ma l’apertura di sedi di rappresentanza che ogni singolo ministro avrebbe potuto aprire «senza ulteriori oneri per la pubblica amministrazione». Argomento che con ogni probabilità sarà speso anche nella lettera di risposta che conterrà anche un riferimento alla nota fatta ieri l’altro da palazzo Chigi con la quale si stigmatizzava l’eccessiva enfasi e le polemiche «di opposto segno» sull’apertura di «uffici decentrati e di rappresentanza di alcuni ministeri sia la Nord che al Sud, così come già in essere per molti altri ministeri».



Il pasticcio però si compie con i decreti-fotocopia firmati dai quattro ministri che parlano di «sedi distaccate di rappresentanza operativa». Una dizione per lo meno contraddittoria che Berlusconi dovrebbe precisare oggi nella lettera di risposta la cui stesura è stata affidata a Gianni Letta. Non c’è dubbio che l’iniziativa del Quirinale ha contribuito all’umore nero del Cavaliere constatato anche da Lino Banfi che nel pomeriggio è salito nell’ufficio del premier a palazzo Chigi. «E’ molto abbattuto per varie cose», in particolare per il bonifico fatto ieri alla Cir di De Benedetti. Senza contare - ha raccontato il Cavaliere a Banfi - che giovedì mi dovrò operare di nuovo alla mano e che anche i maggiordomi di Arcore mi hanno chiesto l’aumento».
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