Emanuela Orlandi, possibile svolta nel caso. Due foto possono cambiare l'indagine sulla ragazza scomparsa nel 1983 a Roma. La prima è iconica: si vede Emanuela e la sua collanina, l’altra è in bianco e nero e mostra una mano con la stessa collanina. Pietro Orlando ha ricevuto la seconda foto, con la stessa collanina che Emanuela indossava. A consegnare lo scatto è stato un uomo che afferma di aver avuto contatti con sua sorella: potrebbe essere coinvolto con gruppi estremisti di destra degli anni '70 e '80. Ha dichiarato di aver preso parte al rapimento di Emanuela per portarla altrove, lontana da Roma.
Il testimone segreto
Secondo il testimone segreto, il sequestro di Emanuela faceva parte di un piano più ampio. Così ha raccontato a Pietro Orlandi, fornendogli anche la foto della collanina e spiegandogli di aver avuto contatti con Emanuela Orlandi, scomparsa (o meglio, rapita) il 22 giugno del 1983, lungo il breve tragitto che separava la sua casa all'interno delle mura vaticane dalla scuola di musica nella Basilica di Sant'Apollinare.
Gli interrogativi
Non si placano gli interrogativi su ch isia quest'uomo e perché possedeva quella foto. Secondo quanto riferito da Pietro Orlandi, e riportato da Repubblica, nel corso di una recente intervista televisiva, il testimone - un ragazzino all'epoca - sarebbe stato vicino al gruppo terroristico di estrema destra dei Nar alla fine degli anni '70 e all'inizio degli '80, e avrebbe poi iniziato ad avere contatti anche con la Banda della Magliana e con il cardinale Ugo Poletti, anch'egli, secondo questa persona, vicino al gruppo di criminali. A Pietro l’uomo ha dichiarato di essere stato coinvolto quella stessa sera nel rapimento della ragazza, ma per condurla altrove. Non ai soliti festini ai quali le ragazzine presumibilmente rapite erano destinate.
Cosa ha detto l'uomo del mistero
«Mi hanno chiamato come al solito per andare all'appuntamento per prendere una ragazzina come negli altri mesi e consegnarla a delle persone.
Pietro Orlandi: la cerco viva
«Trovarla in vita è più di un barlume di speranza, perché fino a quando io non trovo i resti di mia sorella per me è un dovere cercarla viva». Lo ha detto Pietro Orlandi a Isernia a margine di un incontro con gli studenti del 'Cuoco-Manuppellà. È tornato sulla lettera del 1993 che fa cenno a una presunta gravidanza di Emanuela: «Fa riferimento a una presunta gravidanza in corso, 10 anni dopo il suo rapimento. La persona che mi ha dato la lettera, e altri documenti, è sparita da più di un anno, ha cancellato tutti gli account. Mi aveva promesso delle cose e se io ho raccontato della lettera è per smuovere le acque, perché la Procura mi convochi, per capire se è tutto un depistaggio, se è vero, o se non è vero. Non si può stare in eterno con i dubbi». (ANSA).