Covid, 1,4 milioni di italiani hanno gli anticorpi. In Lombardia valori 7 volte più alti rispetto al Sud

Covid, 1,4 milioni di italiani hanno gli anticorpi. In Lombardia valori 7 volte più alti rispetto al Sud
Covid, 1,4 milioni di italiani hanno gli anticorpi. In Lombardia valori 7 volte più alti rispetto al Sud
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Lunedì 3 Agosto 2020, 17:49 - Ultimo aggiornamento: 18:24
Gli italiani che hanno sviluppato gli anticorpi per il virus Sars-CoV-2, ovvero il nuovo coronavirus, sono un milione e 482mila, il 2,5% della popolazione residente in famiglia. Le persone che sono risultate con IgG positivo, cioè che sono entrate in contatto col Covid-19, sono dunque 6 volte di più rispetto al totale dei casi intercettati ufficialmente durante la pandemia attraverso l'identificazione del Rna virale. 

I risultati della campagna dei test sierologici, affermano Istat e ministero della Salute, sono «provvisori» e sono relativi a 64.660 persone che hanno effettuato il prelievo e il cui esito è pervenuto entro il 27 luglio. La conduzione della campagna in condizioni emergenziali non ha permesso di raggiungere completamente la numerosità originariamente programmata del campione, e pari a 150mila soggetti. Tuttavia le tecniche adottate hanno permesso la produzione di stime coerenti sia con i dati di contagio e mortalità sia con risultati di indagini condotte a livello locale in alcune realtà del paese.

DATI PIU' ALTI IN LOMBARDIA, 7 VOLTE PIU' DEL SUD Le differenze territoriali nell'ambito dell'indagine di sieroprevalenza sullo sviluppo degli anticorpi al SarsCov2 nella popolazione sono molto «accentuate» e la Lombardia raggiunge il massimo con il 7,5% di sieroprevalenza, ossia 7 volte il valore rilevato nelle regioni a piu bassa diffusione soprattutto del Mezzogiorno.
La prevalenza dello sviluppo di anticorpi al SarsCov2 è simile per tutte le classi di età ma il livello piu basso all'1,3% è per i bambini piccoli e per gli anziani è a 1,8% e «ciò forse perchè c'è un effetto di protezione dei familiari per questi segmenti
». Gli operatori della sanità sono i più colpiti, con il 9,8% e gli addetti alla ristorazione superano il 4%. Non emergono differenze di genere.

"27% ASINTOMATICI, PRUDENZA IMPORTANTE"«Gli asintomatici arrivano al 27,3% che non è una quota bassa. Quindi è molto importante la responsabilità individuale e il rispetto delle misure», ha affermato la direttrice dell'Istat Linda Sabbadini presentando al ministero l'indagine di sieroprevalenza. I tre sintomi piu diffusi sono «febbre, tosse e mal di testa. Inoltre, perdita del gusto e dell'ollfatto sono piu associate» all'infezione. «Il dato 2,5% di sieroprevalenza puo sembrare piccolo ma può trasformarsi in qualcosa di problematico se non rispettiamo la prudenza», ha detto il presidente Istat Gian Carlo Blangiardi. Il dato di «2,5% medio si sieroprevalenza sembra poco, ma è la variazione territoriale che è l'elemento importante. Ciò vuol dire che probabilità di incontrare una persona positiva è di 2,5: se incontro 20 persone, ho il 50% di possibilità - ha concluso - di incontrare una persona positiva».
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