Candida Auris, fungo mutato con riscaldamento
globale: può uccidere in 90 giorni

Candida Auris, il fungo mutato con il riscaldamento globale: può uccidere in 90 giorni
Candida Auris, il fungo mutato con il riscaldamento globale: può uccidere in 90 giorni
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Mercoledì 24 Luglio 2019, 23:32 - Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 14:03

Si chiama Candida auris, è un fungo che infetta anche gli esseri umani e può portarli alla morte in 90 giorni. E' una minaccia che preoccupa sempre di più gli esperti sanitari nel mondo perché spesso si rivela resistente a tutti i farmaci. Si è sempre ipotizzato che la sua diffusione fosse la conseguenza di un eccessivo uso di fungicidi in agricoltura, ma ora uno studio propone una nuova spiegazione: la causa principale della sua trasformazione in killer per gli umani pare che siano i cambiamenti climatici, le alte temperature potrebbero aver creato le condizioni giuste perché il fungo si rafforzasse e imparasse a infettare l'uomo.

 


Candida auris, il fungo killer

 

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La ricerca è stata pubblicata dalla rivista mBio e se la tesi venisse confermata si tratterebbe del primo caso di infezione da fungo spinta dal riscaldamento globale. I ricercatori della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health hanno confrontato la suscettibilità termica, cioè la capacità di sopravvivere con un caldo elevato, della Candida auris con quella di alcuni organismi geneticamente simili, verificando che il fungo in questione è capace di crescere a temperature più alte rispetto alle specie “parenti”, che invece non riescono a tollerare le temperature corporee dei mammiferi. Proprio l'adattamento alle alte temperature è una delle cause della diffusione sempre maggiore della Candida auris, che negli Usa ha fatto registrare centinaia di casi.



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«I dati suggeriscono - afferma Arturo Casadevall, che ha coordinato la ricerca - che questo è l'inizio di una fase in cui i funghi si stanno adattando alle alte temperature e stiamo per avere sempre più problemi di questo tipo.
Il riscaldamento globale porterà alla selezione di ceppi più tolleranti dal punto di vista termico». Una prova ulteriore a carico dei cambiamenti climatici, spiega lo studio, è il fatto che la capacità di infettare l'uomo è emersa contemporaneamente in tre continenti, America, Africa e Asia, in ceppi distinti tra loro, con ad esempio gli Usa che hanno già registrato centinaia di casi. «Qualcosa ha permesso a questi organismi di crescere e causare malattie. Questo è inusuale, e ci fa pensare a un ruolo del riscaldamento globale».

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