La morte di Silvio Berlusconi stravolge pure le classifiche di Spotify. Sì, perché adesso in cima alla lista delle 50 hit più ascoltate dagli italiani, "Viral 50 Italy", campeggia "Meno male che Silvio c'è", ovvero l'inno del Popolo della Libertà (Pdl) usato durante la campagna elettorale del 2008. A vincere quelle elezioni politiche fu proprio il Cavaliere, allora leader della coalizione di centro-destra formata da Pdl, Lega Nord e Movimento per l'Autonomia. Il PdL risultò il partito più votato, con il 37,4% delle preferenze, e Berlusconi divenne presidente del Consiglio per la quarta volta in appena 15 anni di carriera politica.
Un trionfo assoluto. E per molti, una fetta di merito andava proprio a quel brano. La scelta di usarlo come colonna sonora per il neonato Pdl fu un'intuizione vincente di Berlusconi. L'ennesima. Ora la canzone è di nuovo alle orecchie di tutti. A più di 15 anni dalla sua uscita, è diventata la più riprodotta dagli italiani, sulla piattaforma di streaming musicale più frequentata del mondo. Un dato che la dice lunga su quanto sia rimasto solido, fino alla morte, lo zoccolo duro di sostenitori del Cavaliere.
@casoni792franc ♬ suono originale - Franco Casoni Starman
Chi è l'autore del brano: come ha fatto a conquistare il Cav
L'autore dell a hit è Andrea Vantini, cantautore veronese di 54 anni, sposato e con due figli. «Quando lo conobbi, anni fa ad Arcore, non sapevo esattamente se fossi nel mondo reale o no.
Il retroscena
Con quella canzone Vantini si era guadagnato la stima di uno degli uomini più ricchi della storia del Paese. Ma anche quella di un uomo che ha diviso e polarizzato le opinioni degli italiani. E infatti, le ripercussioni negative non mancarono: molti colleghi e produttori musicali, da quel momento, gli voltarono le spalle. Facile intuire il perché: ormai il suo nome era legato, indissolubilmente, a una fazione politica ben precisa.
«Se avessi fatto una canzone per Giorgio Almirante, avrei avuto meno contraccolpi sulla mia carriera. La mia colpa è aver scritto quelle parole che non si potevano dire, “Menomale che Silvio c’è”. Un’affermazione grave, che il mondo dello spettacolo foraggiato economicamente dalla sinistra mi sta ancora facendo pagare. L’antipatia, se non l’odio, che la sinistra provava per Berlusconi si è riflessa in parte anche su di me».