Oliva nera ascolana a rischio, se non piove la produzione calerà del 40%. Gli effetti del clima africano e crisi idrica

Oliva nera ascolana a rischio, se non piove la produzione calerà del 40%. Gli effetti del clima africano e crisi idrica
Oliva nera ascolana a rischio, se non piove la produzione calerà del 40%. Gli effetti del clima africano e crisi idrica
di Roberto Cestarelli
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Venerdì 24 Giugno 2022, 06:40 - Ultimo aggiornamento: 13:35

ASCOLI - La siccità sta mettendo in crisi le coltivazioni. A farne le spese gli agricoltori e poi i consumatori, considerato che i prezzi dei vari prodotti saranno destinati ad aumentare; il nostro territorio, non fa eccezione. E a subirne le conseguenze potrebbe essere l’eccellenza ascolana: l’oliva tenera.

L’ulivo, è un albero rustico, molto resistente alla siccità, tollera bene la salinità, resiste nei terreni calcarei, poco fertili e superficiali e resiste anche a un clima semi-arido ma se non piove da troppi giorni come purtroppo sta accadendo, va in crisi pure lui.

 


L’utilizzo


Ed è proprio per queste sue specifiche caratteristiche che l’olivo è stato utilizzato per la colonizzazione di ambienti difficili dove altre colture non si sarebbero mai adattate. «Per gli uliveti, al momento, c’è da preoccuparsi se non dovesse piovere nei prossimi giorni – afferma Pietro Albertini dell’oleificio Silvestri Rosina di Spinetoli, coltivatore di oltre quattromila ulivi tra le varietà di Ascolana Tenera, Frantoio, Carboncella e Leccino con una produzione media normale di circa trecento quintali. – Dopo un’abbondante fioritura ed allegagione, recentemente, causa l’eccessivo caldo, c’è stata la cascola di alcune olive.

Questo, però, non implica una reale diminuzione del potenziale produttivo, perché l’olivo è in grado di accumulare più olio sulle olive rimaste, compensando la perdita di frutti. L’importante è che l’apporto idrico si verifichi intorno alla metà di luglio quando inizia ad indurire il nocciolo ed accrescere la polpa. Diversamente, si potrebbe avere una perdita del 30, 40%». 


Le fasi


Le fasi fenologiche in cui porre maggiore attenzione per evitare condizioni di stress idrico, infatti, sono la fioritura, l’allegagione, la fase iniziale di rapida crescita del frutto e il periodo di inoliazione. Sulla stessa linea si trova l’olivicoltore Paolo Quaresima, con l’azienda di venti ettari di Piane di Morro a Folignano, dove insistono settemila piante di ulivo della varietà Leccino, Frantoio Moraiolo, Pendolino e l’immancabile Ascolana Tenera. «Quest’anno – ha esordito – abbiamo avuto un’ottima fioritura ed altrettanta allegagione e le drupe crescono sane. In merito alla carenza di piogge, al momento non possiamo parlare di siccità perché la migliore resistenza l’olivo la mostra in situazioni di siccità. Ovviamente, se tra la fine di giugno e i primi di luglio non dovesse piovere, perdurando questo caldo, potremmo avere sofferenze importanti. Sulla base di una produzione media di ottocento, mille quintali di olive, il calo della produzione potrebbe attestarsi intorno al 40, 50% con scarsa qualità. Disponendo di un lago artificiale, in caso di emergenza, potremo ricorrere all’irrigazione di soccorso tramite autobotti, attività questa, laboriosa e dispendiosa, che inciderà sicuramente sul prezzo delle olive e di conseguenza sull’olio che se ne estrae». 


L’anomalia


Nel nostro territorio non era mai successo che ci fosse bisogno di oliveti con l’impianto di irrigazione, ma ora, a causa del clima sconvolto e la mancanza di piogge, le cose stanno cambiando. Anche se di poco, l’esposizione fatta da Ugo Marcelli, presidente della cooperativa Case Rosse con azienda ubicata in località Brecciarolo, si differenzia da quanto affermato dagli altri coltivatori. «La nostra cooperativa gestisce oltre milleseicento piante di ulivo della varietà Ascolana Tenera, su sei ettari, due dei quali irrigui. Nonostante ciò, nel periodo tra la fioritura e l’allegagione, causa le elevate temperature, molti fiori sono caduti. Attualmente, ho avuto modo di accertare che alcune drupe iniziano a seccare, segno evidente che la pianta, percependo lo stress idrico, per salvaguardare sé stessa, si libera di una percentuale di olive, dando origine alla ben nota cascola. Se lo stato di crisi idrica dovesse perdurare anche nel mese di luglio, a fronte di una produzione di novantotto quintali di oliva certificata Dop e ottanta quintali destinati alla molitura, è possibile ipotizzare una perdita di olive tra il quaranta e il cinquanta percento. Unica nota positiva, se così si può dire – termina Marcelli – è che le alte temperature inibiscono l’attività della mosca delle olive, l’incubo degli olivicoltori». 


Varietà delicata


Per la varietà di Ascolana Tenera, stante la sua elevata sensibilità alla mosca, sono sufficienti soltanto alcune punture dell’insetto per provocare danni irreparabili, rendendo l’oliva da mensa non più commercializzabile. 

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