Netti (Consorzio di bonifica): «Entro la fine dell’estate chiuderemo i rubinetti. Razioniamo le risorse. Le autobotti in giro per la regione»

Claudio Netti
Claudio Netti
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Lunedì 20 Giugno 2022, 02:10 - Ultimo aggiornamento: 21 Giugno, 09:05

ANCONA - «Parliamo ogni anno di siccità, ma poi restiamo a guardare e non facciamo niente per risolvere il problema: è una situazione insopportabile». Non usa giri di parole il presidente del Consorzio di bonifica, Claudio Netti, che traccia un quadro cupo dell’estate che ci aspetta.

«Entro la fine dell’estate, si renderà necessario il razionamento delle risorse idriche, con conseguente chiusura dei rubinetti ed autobotti in giro per la regione. Lo scorso anno, questo scenario aveva riguardato in particolare il Pesarese, dove c’è una criticità cronica in questo senso, ma ora rischiano anche l’Ascolano e la costa: avremo un’estensione - non sappiamo ancora quanto importante - del fenomeno su tutto il territorio, insomma». Nel 2021, ricorda Netti, «gli alberghi sulla costa chiudevano i rubinetti alle 22 e li riaprivano alle 6, cosa che, con ogni probabilità, è destinata a ripetersi anche quest’anno». Dei bacini idrografici presenti lungo il territorio, quello di Cingoli è già in affanno, Mercatale: rischia lo stop nella fornitura di acqua potabile, per San Ruffino si profila una crisi idrica e Gerosa ha perso il 50% della capacità di ricarica.


I risvolti negativi
Dall’acqua potabile a quella per uso agricolo, il problema non cambia: «Il solo fatto di avere avuto la percezione di un’estate siccitosa ha dissuaso gli agricoltori dal coltivare certi tipi di produzioni, come ad esempio il mais - prosegue il presidente del Consorzio di bonifica - che ha bisogno di molta irrigazione.

Per ora, abbiamo garantito noi la presenza di risorse idriche: gestiamo infatti il bacino di Mercatale con priorità agricola. Ma non basta questo per risolvere la crisi». Per arginare il problema, da tempo Netti chiede una regia unica nella gestione dell’acqua, al momento parcellizzata in mille rivoli. Basti pensare che, solo per l’idropotabile, ci sono 12 soggetti gestori - due nella provincia di Pesaro, uno in quella di Ancona, sette nel Maceratese e due tra Ascoli e Fermo - a fronte dei tre presenti nell’intera Francia, giusto per fare un parallelismo che renda l’idea. «Un pollaio che denota il nostro approccio molto provinciale alla questione», il commento tranchant di Netti. Il suo appello ad una cabina di regia unica è stato per ora raccolto dal presidente del Consiglio regionale, Dino Latini, che ha chiesto un «manifesto comune, tra tutte le istituzioni, in grado di compiere un salto di qualità, portando al centro dell’attenzione un piano pluriennale di interventi. Si registra troppo spreco di acqua e poca considerazione per la sua idropotabilità».


Le proposte
A questa urgenza, che richiede una soluzione quasi immediata, si affianca anche una prospettiva più a lungo termine: «Nel medio periodo - è la proposta di Netti - dovremo approntare un programma di ricostituzione dell’integrità delle falde naturali, che fornivano acque di ottima qualità ma che, nel tempo, abbiamo devastato inquinandole. Anche lungo il fiume Foglia ci sono discariche a cielo aperto». Inoltre, servono investimenti per «ricaricare artificialmente i laghi sotterranei e per sistemare gli invasi».
m. m.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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