Spallate alla fidanzata a Senigallia, lui la difende: «Mi hanno pestato con il tirapugni»

Spallate alla fidanzata a Senigallia, lui la difende: «Mi hanno pestato con il tirapugni»
Spallate alla fidanzata a Senigallia, lui la difende: «Mi hanno pestato con il tirapugni»
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Mercoledì 31 Gennaio 2024, 02:25 - Ultimo aggiornamento: 11:38

SENIGALLIA «Ero andato con la mia fidanzata a prendere un drink. Quando stavamo tornando dai nostri amici, lei è stata presa a spallate da alcune persone. Ho cercato di chiarire, c’è stata una discussione. E poi sono stato aggredito: ho ricevuto un cazzotto con il tirapugni che mi ha fatto perdere i sensi. Non ho visto più niente». Sono gli stralci della testimonianza resa ieri in aula da un 23enne di origine senegalese, residente a Porto Recanati, finito ko la notte del 12 luglio del 2020 al Mamamia, discoteca di Cesano dove si era recato con la fidanzata e alcuni suoi amici.

Le accuse

Al ragazzo era stata spaccata la mandibola. Una lesione per cui è finito a processo un 23enne di origine rom. Il giovane deve anche rispondere del porto abusivo del tirapugni. Per la procura, era stato lui ad aggredire il senegalese, mandandolo all’ospedale. Per ridurre la frattura si era anche dovuto sottoporre a un intervento chirurgico. Inizialmente la prognosi era stata di 30 giorni, poi aumentata fino a 45. «Ma ancora oggi la mandibola mi fa male, è particolarmente sensibile» ha detto ieri il 23enne davanti al giudice Luca Zampetti. Non si è costituito parte civile, ma è assistito dall’avvocato Emanuele Senesi.

Il racconto

L’aggressione sarebbe avvenuta poco dopo l’ingresso in discoteca del senegalese, aiuto cuoco in un ristorante, e della sua combriccola di amici. «Con la fidanzata - ha ricordato in aula - sono andato a prendere da bere un drink». Era il primo della serata. Quando la coppia stava tornando verso la comitiva, ecco il primo ostacolo. «La mia fidanzata è stata presa a spallate. Io sono intervenuto, così sono stato spintonato». Erano almeno in due, ma l’aggressione con il tirapugni sarebbe stata perpetrata dal 23enne di origine rom residente ad Ancona. «Mi ha dato un cazzotto sul volto, ho perso i sensi e sono caduto a terra» ha detto ancora il senegalese. Nella bagarre, ha ricordato anche di aver ricevuto dei colpi in testa. «Mi hanno massacrato, perdevo sangue dalla bocca e non riuscivo a chiuderla bene perché mi faceva male» ha precisato, parlando al plurale. «Sono arrivati i miei amici e hanno chiamato l’ambulanza, arrivata fuori dalla discoteca». Il giovane ferito aveva preferito tornare a casa. «Ma non sono riuscito a dormire, così sono andato all’ospedale la mattina dopo». Gli era stata diagnosticata la frattura della mandibola, probabilmente causata dal cazzotto inferto con il tirapugni. Il giovane si era dovuto sottoporre a un’operazione chirurgica. Ieri, oltre a lui, sono stati ascoltati gli amici e la sua fidanzata. Il processo è stato aggiornato al 2 aprile.