La rabbia del titolare del ristorante: «Non ho la veranda, devo tenere chiuso per pioggia»

La rabbia del titolare del ristorante: «Non ho la veranda, devo tenere chiuso per pioggia»
La rabbia del titolare del ristorante: «Non ho la veranda, devo tenere chiuso per pioggia»
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Giovedì 29 Aprile 2021, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 08:23

SENIGALLIA  - «Chiuso per pioggia» il ristorante Rimante che, come molti , non ha verande dove trasferire i clienti se un acquazzone dovesse sorprenderli mentre mangiano. In giornate in cui piove già dalla mattina non resta che rimanere chiusi. «Purtroppo la situazione è questa: se piove dobbiamo chiudere – spiega Cesare De Rocco, Rimante - non avendo verande coperte poiché non è possibile. Il Governo non ha pensato alla situazione nostra e di tanti altri perché, non conoscendo le realtà, ha fatto di tutta l’erba un fascio».

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Molti come lui si sentono penalizzati. «Chiediamo alla Regione in caso di freddo o pioggia, mantenendo i distanziamenti anche più rigidi, di poter spostare all’interno almeno i prenotati – aggiunge - o chiunque stia mangiando se all’improvviso dovesse piovere».

Molti sperano nel pressing delle associazioni di categoria.

«Non so se la Regione abbia autonomia sui Dpcm ma sarebbe comunque una situazione da discutere con le associazioni o comitati di settore – interviene Aroldo Pongetti, Ristorante Pongetti -. Per la situazione attuale rimane una forte disparità fra chi può usufruire di spazi esterni con un minimo di protezione e chi no. Per le aperture all’esterno ci sono locali che non sono strutturati per poterlo fare o non hanno spazi materiali, altri che hanno strutture leggere come ombrelloni o pannelli ma che nulla possono contro intemperie e temperature. Infine i più fortunati, soprattutto sul lungomare, hanno verande completamente chiuse e che, aprendo un paio di finestre, rientrano negli spazi esterni». C’è preoccupazione anche per le cerimonie. «A maggio le parrocchie inizieranno a celebrare comunioni e cresime – aggiunge - ma accettare prenotazioni per quel periodo, con sistemazioni all’esterno in balia del meteo e senza possibilità di un ripiego al coperto, è rischioso e frustrante».

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