Massacrò la ex a Bologna, ricorso del calciatore-killer di Senigallia dopo l’ergastolo: «Padovani è drammaticamente malato». Ma per i giudici è sano

L’avvocato farà appello: «Analisi peritali da completare»

Massacrò la ex a Bologna, ricorso del calciatore-killer
Massacrò la ex a Bologna, ricorso del calciatore-killer
di Stefano Rispoli
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Mercoledì 14 Febbraio 2024, 02:45 - Ultimo aggiornamento: 11:19

ANCONA «Una persona normale non ammazza un’altra persona, ma io non stavo bene. Se credete che io sia normale, allora mi merito l’ergastolo». I giudici della Corte d’Assise di Bologna lo hanno accontentato. Sono tutti convinti che Giovanni Padovani sia sano come un pesce e fosse pienamente in possesso delle sue facoltà quando, la sera del 23 agosto 2022, uccise a martellate, a calci e pugni e poi con una panchina la sua ex fidanzata, Alessandra Matteuzzi, nell’atrio del palazzo di via Arcoveggio in cui la 56enne viveva, nel capoluogo emiliano.

La difesa

L’appello finale del calciatore senigalliese, rinchiuso nella sezione Atsm del carcere di Reggio Emilia, non è bastato ad evitargli l’ergastolo. Ma il suo legale, l’avvocato Gabriele Bordoni, preannuncia già ricorso. Due gli obiettivi: completare il quadro delle analisi peritali sotto tutti i profili che erano stati disposti e far decadere le aggravanti, dalla premeditazione ai futili motivi, fino allo stalking e al pregresso rapporto di continuità sentimentale. «Giovanni è un ragazzo drammaticamente malato - dice l’avvocato Bordoni -, ha tentato più volte di togliersi la vita, è costretto ad assumere psicofarmaci.

Impugneremo la sentenza in appello per chiedere che venga completato il quadro peritale, dal momento che tre dei quattro profili disposti dai periti non sono stati analizzati».

I colloqui

Il riferimento è ai colloqui che di fatto non si sono tenuti (ad eccezione del primo, interrotto per un improvviso scatto d’ira del 28enne), ai test psichiatrici che sarebbero stati effettuati solo in parte, ma anche alla risonanza magnetica al cervello che non è mai stata eseguita per un disguido amministrativo. «Dai test sulla compatibilità genetica, invece, 5 marcatori su 6 hanno evidenziato una predisposizione alla psicosi, non deterministica, ma di franca compatibilità con la malattia psichica», asserisce il suo legale. Ma i periti nominati dalla Corte d’Assisi - i professori Pietro Pietrini, Giuseppe Sartori e Cristina Scarpazza - nonché il consulente tecnico scelto dalla procura di Bologna, Alessio Picello, sono stati tutti concordi nel ritenere che Padovani fosse pienamente capace di intendere e di volere quando ha massacrato l’ex compagna. Anche sulla base di queste considerazioni i giudici hanno sentenziato l’ergastolo per il calciatore senigalliese che ha ucciso «per un irrefrenabile delirio di gelosia», come sottolineò il gip nell’ordinanza con cui dispose la misura cautelare del carcere, dopo l’arresto eseguito dalla polizia sotto l’abitazione della povera Alessandra, che per 4 volte aveva sporto denuncia ai carabinieri: temeva che l’ex fidanzato stalker prima o poi l’avrebbe ammazzata. Un nefasto (e inascoltato) presentimento.

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