Famiglia di baristi assediata dal Covid: ad Osimo Stazione, chiuso il Joy’s Coffee

La famiglia Bartolini alle prese con il Covid
La famiglia Bartolini alle prese con il Covid
di Giacomo Quattrini
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Sabato 30 Gennaio 2021, 04:15

OSIMO  - Giancarlo Bartolini del Joy’s Coffee & Food ricoverato d’urgenza a Torrette per Covid. Ma ad essere ammalata è tutta la sua famiglia. Sono giorni delicati per i Bartolini titolari del bar lungo la Ss 16 a Osimo Stazione, uno dei locali più in voga tra i giovani della zona. Una famiglia di ristoratori nota e apprezzata in tutta la città e già salita agli onori della cronaca sei anni fa. 

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Era il 17 marzo 2015 quando Giancarlo Bartolini, oggi 57enne, e la moglie Orietta Storani, 51 anni, finirono ostaggi dei terroristi dell’Isis che attaccarono il museo Bardo vicino al Parlamento di Tunisi.

Tra i circa 200 turisti in visita con un tour organizzato da Costa crociere c’erano anche loro due. Per ore furono costretti dai terroristi islamici a restare a terra dopo aver assistito ad una sparatoria che fece 19 morti, di cui 17 turisti, e 50 feriti. Riuscirono a tornare sani e salvi ad Osimo ma lacerati da un’esperienza drammatica che li ha segnati per sempre. Nel giro di poco tornarono a lavoro nel bar che gestiscono assieme ai tre figli, Joy, Giada e Jodie. Ora tutti, compresi i rispettivi compagni, sono risultati positivi al Covid. La scorsa settimana dal profilo Facebook del bar avevano annunciato che il locale sarebbe rimasto chiuso per precauzione: «Siamo stati a contatto con una persona risultata positiva, ci sottoporremo a tampone e poi riapriremo». 


Invece tutti quanti, nessuno escluso, è stato infettato. Papà Giancarlo e il figlio Joy hanno sviluppato una brutta polmonite bilaterale. Per entrambi è stato necessario un ricovero in ospedale, ma mentre Joy è potuto tornare subito a casa per continuare a curarsi in isolamento domiciliare, per Giancarlo la situazione si è fatta più critica. «E’ ricoverato a Torrette, per ora –racconta la figlia Giada- ha una grande maschera che gli dà ossigenazione continua, ma è a rischio intubazione. Non riesce a parlare e manda qualche messaggio al telefono di mamma per aggiornarci. E’ una roccia, ma l’attentato a Tunisi aveva già lasciato degli strascichi sul suo fisico. Quell’episodio fece emergere una malattia autoimmune che era evidentemente dormiente e che gli crea problemi alle ossa». La mamma Orietta dopo i primi giorni con sintomi classici da Covid, sta meglio e se il tampone che farà oggi sarà positivo potrebbe essere la prima a tornare a lavoro riaprendo il bar.

«Ma dovremo essere almeno in due a uscire dalla quarantena, da sola non potrebbe farcela ed io e mia sorella –spiega Giada- faremo il tampone lunedì». Anche le sue bambine di 4 mesi e di un anno e mezzo sono state contagiate. «Per fortuna stanno bene, la piccola –racconta Giada- è stata la prima ad avere sintomi la scorsa settimana, un raffreddore che pensavamo fosse collegato al vaccino che aveva appena fatto». 
Ma non è detto che a contagiare tutta la famiglia sia stata proprio la bambina, potrebbe essere stata anche Orietta: «era stata a contatto con un positivo, non un cliente del bar comunque, forse lo ha preso lei e poi noi a ruota, oppure mia figlia lo ha preso dal cuginetto che va a scuola ed è positivo anche lui, ma poco importa, ora –conclude Giada- la priorità è che papà si riprenda».

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