Osimo, accusato di molestie: Bravi
torna a casa dopo 4 anni d'inferno

Osimo, accusato di molestie: Bravi torna a casa dopo 4 anni d'inferno
di Giacomo Quattrini
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Mercoledì 11 Luglio 2018, 12:53
OSIMO - Pierino Bravi è tornato a casa. Osimo può tirare un sospiro di sollievo e la sua famiglia e la sua azienda di Montecamillone possono fare festa. L’incubo - l’uomo nel 2014 era stato arrestato negli Stati Uniti per molestie sessuali - è finito ieri, quando Pierino s’è presentato nella sede della Bravi Isol, lungo l’Adriatica. L’imprenditore, 61 anni, dopo 1.570 giorni è tornato in Italia. Ieri mattina sono stati la moglie Lorella e i figli Giacomo e Mauro ad andare a prenderlo all’aeroporto di Roma.
Nel primo pomeriggio si è presentato in azienda, dove i lavoratori della Bravi Isol sono rimasti senza fiato nel vederlo varcare la porta dell’ufficio e del capannone dopo oltre quattro anni di assenza. Tantissima l’emozione per il suo inaspettato rientro.
  
Poi ha lasciato la ditta per andare a trovare l’amata mamma e riabbracciare i nipotini. Rintracciato al telefono, Pierino non ha voluto commentare il suo rientro. Il figlio Giacomo, che ieri pomeriggio non ha smesso di lavorare nell’azienda di famiglia portata avanti con tenacia in questi anni, ha spiegato che «è un momento di festa che però vogliamo vivere in intimità, con discrezione, lasciatelo riposare in casa, ne ha bisogno». E c’è da capirlo, perché il calvario ad Atlanta, capitale della Georgia, sembrava infinito.
Un rientro definitivo, il procedimento legale infatti sarebbe chiuso. Non è chiaro come e perché, ma Pierino è potuto tornare in Italia dopo quattro anni di attesa, di trasferimenti da un carcere all’altro, di domiciliari e speranze disattese. La storia di Pierino Bravi è di quelle incredibili, che ha indotto la famiglia a trincerarsi dietro il silenzio, a difesa di un uomo verace, passionale, che si è fatto da solo e che, come nelle alluvioni del 2006 e del 2011, non ha fatto mancare il suo grido di giustizia. La stessa che ha rivendicato in questi anni lontani da casa, intrappolato nel cortocircuito giudiziario statunitense.
Era il 15 aprile del 2014 quando Pierino sbarcava ad Atlanta, città già visitata il mese precedente in cerca di nuove commesse durante una fiera di settore. Il 17 aprile aveva un incontro con un interprete che lo avrebbe aiutato a chiudere un affare, ma quando stava per uscire dall’albergo accadde qualcosa di strano: incrociò una cameriera, rientrando in camera per prendere qualcosa. Forse pensò a un furto e si avvicinò: lei invece iniziò a gridare e lo accusò di molestie sessuali. Fu questo il capo d’imputazione dei poliziotti federali, che in pochi minuti arrivarono al Westin Hotel di Atlanta per arrestarlo. L’inizio del calvario.
Pierino, allora 57enne, venne sbattuto sui tg locali come un molestatore. Dopo una prima detenzione nel carcere di Fulton County e l’udienza di convalida dell’arresto col pagamento della cauzione da 250mila euro, venne trasferito dai federali nel carcere per immigrati poiché il visto scaduto rendeva la permanenza negli States irregolare, tanto che era già pronta l’ordinanza di espulsione. Ma qui qualcosa negli ingranaggi della giustizia americana si inceppò: la Contea di Atlanta ne impediva il ritorno in Italia considerando il procedimento penale ancora in corso. Da lì scattarono gli arresti domiciliari in una residenza di Atlanta con braccialetto elettronico.
Dagli States, dove a turno i parenti lo andavano a trovare, ha cercato anche di dare il suo contributo all’azienda telefonando ogni giorno. Un’odissea la sua, che ha visto una prima svolta un anno e mezzo fa quando quella cameriera che lo accusava sembrava aver rinunciato a costituirsi parte civile, considerando anche il fatto che sul suo corpo non vennero rinvenuti segni di molestie fisiche. L’ultima svolta, ieri col rientro a Osimo.
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