ANCONA «Complimenti a questo gip. Vogliamo dire il nome del gip che ha fatto questo, eh? Diamo il nome»; «complimenti signori e mi rivolgo al ministro Orlando, al ministro della Giustizia, faccia un’inchiesta su questo gip, perché non ha fatto quello che gli ha detto il pm». Sono gli stralci delle esternazioni che Maurizio Costanzo aveva fatto nel corso di una puntata del suo show, andato in onda il 20 aprile del 2017. Allora, accanto a lui, c’era Gessica Notaro, la riminese che tre mesi prima era stata sfregiata con l’acido dall’ex fidanzato, Edson Tavares. Quegli stralci sono costati a Costanzo una condanna per diffamazione: un anno di reclusione.
La denuncia
A portarlo alla sbarra è stato proprio quel gip del tribunale di Rimini, il lauretano Vinicio Cantarini, chiamato in causa dal presentatore sul caso Notaro. Per la procura, quelle frasi avrebbero in qualche modo lasciato intendere che l’aggressione fosse conseguenza «dell’atteggiamento inoperoso o comunque superficiale del giudice», «non sufficiente vigile» nel monitorare la vicenda di stalking e non applicando misure tali da fermare Tavares. La condanna è stata espressa dal tribunale di Ancona, competente territorialmente per fatti che vedono coinvolti magistrati operanti in Emilia-Romagna. La sospensione condizionale della pena è stata subordinata al risarcimento del danno, quantificato in 40mila euro, nei confronti del gip, parte civile con l’avvocato Nazzareno Ciucciomei.
Il racconto
Costanzo aveva fatto riferimento al magistrato dopo il racconto della Notaro, che per la prima volta dopo l’aggressione aveva svelato il volto martoriato dall’acido, ripercorrendo le tappe della storia con Tavares, la denuncia sporta, l’agguato subita sotto casa e la rabbia per il mancato arresto prima dell’exploit di violenza. Il presentatore, che non è mai venuto in aula, si era difeso all’epoca dicendo di non aver attaccato direttamente il gip, ma tutt’al più di aver criticato il sistema giustizia. La stessa tesi rimarcata dalla difesa, rappresentato dagli avvocati Roberto Ruggiero e Salvatore Pino. Da parte di Costanzo, insomma, non ci sarebbe mai stato un intento diffamatorio. Scontato il ricorso in appello.