Filiale fasulla dell'azienda per incassare i fondi dell'area di crisi: commercialista se li intasca ma finisce nei guai

Fabriano, filiale fasulla dell'azienda per incassare i fondi dell'area di crisi: l'imprenditore se li intasca ma finisce nei guai
Fabriano, filiale fasulla dell'azienda per incassare i fondi dell'area di crisi: l'imprenditore se li intasca ma finisce nei guai
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Giovedì 29 Aprile 2021, 12:39 - Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 09:37

FABRIANO - Ha simulato l'esistenza di una filiale della sua ditta a Fabriano con l'idea di riscuotere fondi destinati all'area di crisi complessa ex Merloni. E li ha riscossi. Peccato non gli spettassero: commercialista 80enne di Ancona accusato di truffa e maversazione.

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La filiale avrebbe avuti sede in un indirizzo dove in realtà si trova un ignaro istituto religioso e il commercialista ha chiesto contributi per 200mila euro, tra fondi europei, italiani e regionali.

Una prima tranche da 120mila euro è stata già erogata e per questo i finanzieri hanno sequestrato un appartamento e conti correnti per un valore equivalente. Bloccato sul nasceer, invece, il secondo finaizamento da 80mila euro.

I finanzieri della Tenenza di Fabriano hanno condotto, nei mesi scorsi, un'attività d'indagine sull'illecita percezione di fondi pubblici, a seguito di una analisi di rischio, con accertamenti di polizia economico finanziaria, di alcune richieste di fondi strutturali, avanzate da imprese nell'area di crisi ex Antonio Merloni. Accertamenti bancari, testimonianze, sopralluoghi ed esame della documentazione presentata in regione Marche hanno consentito di scoprire che una società amministrata da un commercialista 80enne con studio ad Ancona si sarebbe precostituita indebitamente i requisiti per beneficiare di specifiche risorse finanziarie a carico del «Fondo Europeo di Sviluppo Regionale» finalizzate al sostegno delle attività economiche nell'area con difficoltà economiche.  In particolare sarebbe stata simulata l'esistenza a Fabriano di una sede distaccata dell'azienda da lui amministrata, in un indirizzo riconducibile, in realtà, a un istituto religioso, all'insaputa dei responsabili di quest'ultimo, richiedendo contributi per 200mila euro, di cui la metà a carico dell'Unione europea, 70mila euro del Fondo di Rotazione nazionale e 30mila della Regione Marche. Una prima tranche di 120mila euro è risultata già essere stata erogata al momento dell'avvio delle indagini. Inoltre il professionista, per avvalorare l'operatività della finta sede, avrebbe giustificato spese per 240mila euro, presentando fatture emesse da un'altra impresa a lui riconducibile. I fondi ottenuti indebitamente non sarebbero stati destinati a sostenere spese aziendali, bensì venivano dirottati sul conto corrente personale dell'indagato e dei suoi familiari.

L'uomo è stato denunciato per truffa aggravata ai danni dello Stato e malversazione, la società anconetana a lui riconducibile segnalata per le violazioni in materia di responsabilità amministrativa degli enti, che prevedono, fra le altre, l'applicazione della sanzione interdittiva dell'esclusione da ulteriori agevolazioni, finanziamenti e contributi, compresi quelli previsti per il Covid-19. È stata avanzata inoltre richiesta di applicazione di misure cautelari reali per un importo complessivo di euro 120mila euro nei confronti del commercialista e della società.  Grazie all'intervento dei militari è stato possibile bloccare l'ulteriore erogazione indebita di ben 80mila euro. Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Ancona ha emesso un decreto di sequestro preventivo per equivalente in conseguenza del quale, i finanzieri hanno sequestrato a dicembre scorso un immobile utilizzato come abitazione nella provincia di Ancona e conti correnti per un valore complessivo di oltre 120mila euro.

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