«La Lanterna, una trappola mortale». I pm chiedono mezzo secolo di carcere per 9 imputati

«La Lanterna, una trappola mortale». I pm chiedono mezzo secolo di carcere per 9 imputati
«La Lanterna, una trappola mortale». I pm chiedono mezzo secolo di carcere per 9 imputati
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Venerdì 22 Dicembre 2023, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 07:10

CORINALDO - Quasi mezzo secolo di carcere. Si è chiusa dopo tre udienze la requisitoria-fiume della procura sul processo della strage di Corinaldo, filone dei colletti bianchi. Ieri pomeriggio sono arrivate per i nove imputati le richieste di condanna: 49 anni e 8 mesi, per la precisione, l’ammontare complessivo delle pene. A rischiare sono i 6 componenti della Commissione di Vigilanza che nell’ottobre 2017 (14 mesi prima della tragedia) aveva rilasciato alla Lanterna la licenza di pubblico spettacolo, pur non avendone – stando all’impianto accusatorio – i requisiti tecnici e di sicurezza. 


I membri


La Commissione era formata dall’ormai ex sindaco di Corinaldo Matteo Principi, Rodolfo Milani, rappresentante dei vigili del fuoco, Francesco Gallo dell’Asur Senigallia, Massimiliano Bruni, perito esperto in elettronica, Stefano Martelli, responsabile del Servizio di polizia locale e Massimo Manna, responsabile dello Sportello unico attività produttive.

A processo ci sono anche Quinto Cecchini, uno dei soci della Magic srl (società che gestiva il locale), Francesco Tarsi, ingegnere ingaggiato dalla società stessa, Maurizio Magnani, tecnico della famiglia Micci, proprietaria dell’immobile.

La pena più pesante

La pena più gravosa è stata chiesta per Milani (6 anni e 8 mesi), quella più tenue ha toccato Tarsi (2 anni e 6 mesi). Per quanto riguarda i reati, a vario titolo, sono contestati l’omicidio colposo plurimo (6 le vittime, di cui 5 adolescenti e una mamma di 39 anni), lesioni personali (circa 200 i feriti, di cui alcuni gravi), falso e disastro colposo aggravato dal fatto che il locale – dice la procura – non poteva essere destinato all’attività di intrattenimento e di pubblico spettacolo e non garantiva le necessarie condizioni di sicurezza in caso di emergenza. Le richieste di condanna sono arrivate davanti ai familiari di quasi tutte le vittime della strage. Il 12 gennaio toccherà parlare alle parti civili, poi alle difese. La sentenza dovrebbe arrivare a febbraio. 


Nel corso della requisitoria, i pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai hanno ripercorso la storia della discoteca. «Quella notte alla Lanterna Azzurra non doveva esserci nessuno perché quella notte la discoteca era aperta in virtù di autorizzazioni rilasciate illecitamente» hanno detto. Le irregolarità, mai sanate, avrebbero trasformato il locale in una «trappola mortale», teatro di una tragedia annunciata. L’8 dicembre 2018 crollarono le balaustre della rampa d’uscita («caddero come burro). Si creò una «piramide umana», per cui le vittime rimasero schiacciate nella calca. 

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