Decisive le placche alle mandibole, la mamma: «Da lì ho capito che non è Andreea». Sullo scheletro segni di fratture, lei non ne ha

La mamma: «Se qualcuno sa dov’è, me la riporti»

Decisive le placche alle mandibole, la mamma: «Da lì ho capito che non è Andreea»
Decisive le placche alle mandibole, la mamma: «Da lì ho capito che non è Andreea»
di Talita Frezzi
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Venerdì 7 Luglio 2023, 02:20 - Ultimo aggiornamento: 16:54

JESI - «Quando ci hanno detto che lo scheletro presentava delle placche mandibolari che lasciavano supporre precedenti fratture datate nel tempo, ho subito capito che non era Andreea…». Nel suo cuore Georgeta Cruceanu lo sapeva già: quei poveri resti trovati in un canale di scolo al Parco del Pigneto a Roma sabato scorso non potevano essere di sua figlia Andreea. Anche se manca da casa dal 12 marzo 2022, troppo tempo. Anche se dovranno essere eseguiti nei prossimi giorni gli esami genetico forensi dai Carabinieri del Ris per l’estrazione del Dna. 


La speranza


Al diavolo le analogie sulla presunta età del cadavere - di una donna di circa 30 anni - e la datazione della morte (12 mesi fa) ipotizzata dal medico legale. Quella povera disgraziata abbandonata in un canale di scolo come un rifiuto, non è Andreea. La mamma Georgeta ha diritto a sperare che sua figlia sia ancora viva, a restare aggrappata a quell’unica piccola scintilla che tiene in vita una madre con un dolore simile. «Abbiamo grande fiducia nel lavoro dei Carabinieri (e della Procura)», confida la signora che continua a seguire ogni sviluppo dell’indagine con grande apprensione. Ha partecipato alle ultime ricerche la settimana scorsa nelle campagne tra Poggio San Marcello, Castelplanio e Maiolati Spontini con il cane molecolare Bayla. Andreea manca da quindici mesi, un tempo infinito per la mamma che non ha più avuto notizie e che continua a sperare.

Ma ogni presunto avvistamento (nella capitale ce n’erano stati diversi, tutti buchi nell’acqua), ogni notizia, ogni traccia, un sussulto. «Che Andreea sia viva da qualche parte? Magari, eppure sembra impossibile non farsi viva per tutto questo tempo…». Che la ragazza, allontanandosi dalla roulotte sulla Montecarottese dopo la lite col fidanzato Simone Gresti (unico indagato, al momento, per sequestro di persona e spaccio) e una burrascosa serata trascorsa insieme agli amici Francesco e Aurora, incamminandosi verso Jesi abbia incontrato le persone sbagliate? Che si sia fidata di qualcuno che poi le ha fatto del male? Che qualcuno la tenga segregata da qualche parte, impedendole di contattare la madre? «Tutto è possibile». Un pensiero che sottende alla disperata richiesta di questa donna ormai ombra di sé stessa e consumata dal dolore. Una madre che aspetta di sapere qualcosa sulle sorti di sua figlia, l’unica persona sulla terra ad avere i suoi occhi. 


La preghiera 


«Se qualcuno sa dov’è - conclude la signora Cruceanu - mi riporti Andreea…mi riporti mia figlia». E’ un appello disperato, un tentativo ancora di smuovere le coscienze di chiunque sappia qualcosa. Intanto, la procuratrice di Ancona Irene Bilotta titolare del fascicolo sulla scomparsa di Andreea, continua la sua indagine. La richiesta del Dna sui resti rinvenuti a Roma, la comparazione delle foto degli oggetti rinvenuti accanto allo scheletro (lo zainetto nero, la collanina con la croce, dei braccialetti e un accendino), più un atto dovuto per escludere anche questa pista. Si continua a scandagliare ogni possibile ipotesi e si continua a cercare ovunque. Dov’è Andreea? 
 

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