Viaggi e concerti per pilotare gli appalti
Asur beffata, in otto vanno a processo

Viaggi e concerti per pilotare gli appalti Asur beffata, in otto vanno a processo
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Mercoledì 31 Ottobre 2018, 06:35
ANCONA - Giro di presunti appalti truccati all’Asur: otto persone, tra imprenditori e dipendenti dell’azienda sanitaria, finiscono a processo. Il rinvio a giudizio è stato stabilito ieri mattina dal gup Paola Moscaroli nell’ambito dell’udienza preliminare del procedimento che prende in esame fatti avvenuti tra il 2010 e 2012 per cui il pm Paolo Gubinelli contesta, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere, turbativa d’asta, falso in atto pubblico, corruzione, truffa e soppressione di atti. 

 

Il 7 marzo, di fronte al collegio penale, siederanno Luigi Catalano, ex titolare della ditta Edilcost (fallita e poi rilevata da una società emiliana), i dipendenti Asur (all’epoca dei fatti impiegati nella sezione Ufficio Tecnico) Alessandro Santini e Antonio Tonti e gli imprenditori Antonio Enrico Iannetti, Giacomo Santarelli, Alvaro Brunelli, Dario Cecconi e Stefano Giuliodori. Parte civile al processo sarà l’Asur. Durante la scorsa udienza preliminare l’azienda aveva avanzato tramite l’avvocato Cristiana Pesarini un risarcimento danni di 25 milioni di euro. Secondo la procura, tra il 2010 e il 2012, gli appalti indetti dall’azienda sanitaria sarebbero stati manipolati per affidare i lavori a una cerchia di ditte che operavano in ambito edile, elettrico e termoidraulico. In cambio, per l’accusa, gli imprenditori avrebbero ricevuto favori, spesso riconducibili a regalie monetarie, viaggi, biglietti per i concerti, cene e lavori edili gratis in abitazioni private. In tutto, la magistratura ha conteggiato una trentina di gare sospette su cui ora dovranno esprimersi i giudici. Una delle più esose, del valore di 5 milioni di euro per lavori edili nelle strutture sanitarie della provincia da eseguire nel triennio 2010-2012, era stata affidata all’Edilcost senza – sostiene la procura – nessuna gara pubblica. 

Nel gennaio 2015 c’era stata la svolta nelle indagini, quando la Guardia di Finanza aveva operato un sequestro del valore di 400 mila euro nei confronti di tre indagati. Due anni dopo, la chiusura dell’inchiesta e la richiesta del rinvio a giudizio da parte del pm. 
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