Ex Umberto I, siamo alla vergogna biblica: il Poliambulatorio non apre mai

Ex Umberto I, siamo alla vergogna biblica: il Poliambulatorio non apre mai
Ex Umberto I, siamo alla vergogna biblica: il Poliambulatorio non apre mai
di Stefano Rispoli
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Martedì 4 Aprile 2023, 02:20 - Ultimo aggiornamento: 12:16

ANCONA  - Sulle vetrate si scorgono i talloncini di garanzia. Il marciapiede rosso circonda il palazzo sorto nel 1906, mentre l’erba già cresce rigogliosa nel parcheggio e quasi cancella il vialetto carrabile. Tuttavia, le recinzioni e il materiale edile accatastato su un lato ricordano che il nuovo Umberto I resta - e probabilmente resterà ancora a lungo - un edificio impalpabile, che si vede ma non si può toccare. I lavori da parte dell’associazione di imprese appaltatrici (Pangea di Pescara, Artigiana Elettrika di Jesi e Rialto Costruzioni) sono terminati, manca solo qualche finitura, sono in corso le opere di pulizia interne. Eppure il poliambulatorio non può ancora essere attivato. 


La storia 


Un cantiere davvero maledetto, paralizzato dalle trappole della burocrazia.

Uno scempio lungo 15 anni, cominciato nell’ottobre 2008 con la firma sull’Accordo di programma tra Regione e Ministero per il recupero dell’ex ospedale civico, svuotato dal trasferimento della struttura nel polo di Torrette. Nel 2010 viene approvato il progetto definitivo per i due padiglioni, ma servono 5 anni prima che il Comune rilasci il permesso a costruire all’Asur, che si aggiudica l’appalto da 6,5 milioni. Partono i lavori e dopo pochi mesi s’interrompono perché dagli scavi emergono resti antichi. Poi riprendono, ma la spinta la dà nel 2018 una variante che fa lievitare i costi a 7,6 milioni. 


Il traguardo invisibile


Il resto è storia recente: il Covid, la carenza di materiali, i prezzi alle stelle. Per sicurezza, il permesso a costruire viene esteso a 5 anni, fino al 2024, anche se il poliambulatorio doveva aprire prima nel novembre 2017, poi nella primavera 2019, quindi a fine 2021. Adesso non si sa. Un’odissea imbarazzante, e il guaio è che non si vede ancora la bandiera a scacchi anche perché si sommano tre ordini di problemi al momento irrisolvibili. Il primo è legato alla gara per l’acquisto di arredi e attrezzature, necessarie per attivare la struttura dove a gennaio si sarebbero dovuti trasferire gli ambulatori dal viale della Vittoria (al padiglione 1), mentre la seconda ala ospiterà una Rsa da 26 posti, una Residenza protetta per anziani da 18 letti e l’hospice da 8.

Il bando non è ancora stato pubblicato, anche per via delle lungaggini comportate dalla modifica dell’organizzazione dei servizi territoriali, con la trasformazione di Asur in Ast. Dunque, camere e reparti restano desolatamente vuoti. Ma quand’anche venissero consegnate le strumentazioni, resterebbero spente: manca la corrente elettrica e, senza quella, non si possono collaudare gli impianti. 


Le interferenze


L’Enel, infatti, non sarebbe riuscita ancora ad effettuare gli scavi per installare la cabina elettrica perché questi interferiscono con la confinante area del cantiere della Saco (fallita nel 2019), là dove oggi dovrebbero abitare 300 famiglie in appartamenti luxury mai venuti alla luce. Lo stesso vale per la strada che costeggia l’ex Umberto I e il parcheggio sul retro che, originariamente, era stato concepito al servizio della struttura sanitaria: anche questi sono in un’area di proprietà della Saco, inclusa la rampa che dovrebbe essere utilizzata dalle ambulanze per scaricare i pazienti nel futuro poliambulatorio. Senza un accordo con la curatela, sarà difficile procedere. Un intreccio micidiale, che sposta sempre più in là il traguardo di un’opera infinita, per la quale ormai non c’è neppure più una data di consegna. 

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