ANCONA - Il caffè con due amici a casa degli anziani coniugi che accudiva è stato in realtà un losco incontro per architettare un piano diabolico: prosciugare il conto corrente della coppia di ottantenni. Pensavano di averla fatta franca, ma il giro di assegni sottratti alle ignare vittime e transati in banca è venuto a galla a distanza di mesi, quando gli intestatari del conto si sono accorti di ammanchi per poco meno di 7mila euro. A quel punto hanno sporto denuncia e le indagini hanno portato alla luce la verità.
La sentenza
Il giudice Carlo Cimini ha condannato a un anno e 4 mesi di reclusione (pena sospesa) per furto una badante 53enne originaria di Pescara e a 2 anni e 4 mesi per ricettazione un 49enne siciliano.
La scoperta
A scoprire il raggiro è stato l’anziano beffato - oggi 84enne - che nel luglio 2019 si è presentato in banca per effettuare un’operazione, ha chiesto di poter visionare l’estratto conto e si è accorto che mancavano quasi 7mila euro dal conto, frutto di tre assegni passati all’incasso nei mesi precedenti. Sicuro di non averli mai staccati, subito è tornato a casa, ha aperto il cassetto della camera da letto e ha realizzato che effettivamente dal libretto mancavano i tre assegni. A quel punto si è rivolto alle forze dell’ordine per sporgere denuncia. Le indagini hanno permesso di ricostruire i fatti con precisione, partendo proprio dalle date in cui i due amici della badante a processo si erano presentati in filiale per riscuotere indebitamente le somme.
Una delle imputate - la 32enne assistita dall’avvocato Andrea Bordoni - ha deciso di patteggiare 11 mesi. I due complici (difesi dalle avvocatesse Elena Martini e Cristina Bolognini) hanno invece scelto l’abbreviato: il 49enne si è sostanzialmente assunto tutte le responsabilità, ammettendo di aver commesso una sciocchezza, aggravata dal fatto che all’epoca era in regime di semilibertà per un altro reato.
In base alla riforma Cartabia, ha chiesto la sospensione della condanna a 2 anni e 4 mesi chiedendone la conversione nei lavori di pubblica utilità, rinunciando all’appello, ma il giudice si esprimerà il prossimo 12 settembre. Già sospesa la condanna a un anno e 4 mesi per la badante perché per lei erano decadute le circostanze aggravanti.