Ancona, scopre il tradimento: tormenta la rivale. Telefonate, messaggi e agguato al parco

Ancona, scopre il tradimento: tormenta la rivale. Telefonate, messaggi e agguato al parco
Ancona, scopre il tradimento: tormenta la rivale. Telefonate, messaggi e agguato al parco
di Stefano Rispoli
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Venerdì 9 Febbraio 2024, 03:25 - Ultimo aggiornamento: 13:52

ANCONA «Tu sei una pu... devi imparare a rispettare gli altri». E giù spinte, ceffoni, tirate di capelli così forti da mandarla all’ospedale. Per due mesi non ha dato tregua alla rivale in amore, di 12 anni più giovane di lei. La accusava di aver intrapreso una relazione clandestina con il suo compagno. Per questo la tempestava di telefonate e di messaggi minatori, di giorno e di notte, fingendosi pure un’altra persona pur di convincerla a rispondere. Fino all’agguato avvenuto nel parco della Cittadella, quando ha incontrato il compagno con la presunta amante.

La condanna

Per la persecuzione avvenuta tra il gennaio e il febbraio 2019 ha già pagato la 42enne cubana, residente ad Ancona: era stata condannata a 2 mesi di reclusione (il reato era stato derubricato da stalking a molestie) e al risarcimento di 500 euro nei confronti della rivale in amore, una 30enne anconetana, d’origine nordafricana, che si era costituita parte civile tramite l’avvocato Jacopo Saccomani ed era stata dimessa dall’ospedale con 5 giorni di prognosi. Ma adesso per l’imputata si è aperto il processo-bis per stalking e lesioni, relativamente ad una seconda tranche di atteggiamenti persecutori messi in atto sempre nel 2019, per i quali aveva chiesto l’interrogatorio che, però, all’epoca non si era tenuto. Il processo riprenderà il prossimo 22 febbraio davanti al giudice Matteo Di Battista. La vittima ha spiegato che, quando l’aveva conosciuto nell’agosto 2018, il 34enne colombiano si era presentato come un uomo libero: si vedevano in un appartamento al Viale da lui preso in affitto. Solo dopo mesi è venuta a conoscenza che in realtà aveva una compagna, dalla quale ha avuto un figlio. In sostanza, il sudamericano aveva mentito a entrambe. Scoperto il tradimento, l’imputata cubana per due mesi si sarebbe accanita contro la rivale, tra messaggi, telefonate anche anonime e pedinamenti, culminati con l’aggressione avvenuta alla Cittadella, al punto da farle perdere il sonno, comprometterne gli studi universitari e costringerla a rivolgersi a una psicologa, oltre che al suo avvocato.

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