Ancona resta con una questura da serie C: perderà altri 50 poliziotti. «Politica e istituzioni devono intervenire»

La questura di Ancona è stata declassata nel 2018 in terza fascia
La questura di Ancona è stata declassata nel 2018 in terza fascia
di Stefano Rispoli
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Sabato 26 Marzo 2022, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 14:59

ANCONA - Gli appelli sono caduti nel vuoto. Evidentemente non sono stati abbastanza convincenti. O forse è la nostra politica che ha sempre meno voce in capitolo a palazzo, dove il grido d’allarme rimbalza come un’eco da una parete all’altra, senza penetrare nelle stanze dei bottoni. Ed ecco la beffa, dopo il danno. Non solo la questura di Ancona non verrà promossa e, dunque, rimarrà in terza fascia, ma subirà pure un’altra drastica riduzione del personale. Da qui ai prossimi 5 anni perderà circa 55 unità, sprofondando sotto quota 200 poliziotti. Un taglio netto del 22%.

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Per la precisione, ne prevede 195 il “Progetto di riorganizzazione delle articolazioni periferiche dell’Amministrazione della pubblica sicurezza” elaborato dal Ministero dell’Interno.

Si tratta di una bozza, come tale suscettibile di correzioni, ma l’orientamento è chiaro: la questura dorica resterà in “serie C”, un declassamento sancito nel 2018 dal Viminale nell’ambito di un piano di riassetto nazionale, basato su dati Istat e parametri oggettivi nel periodo 2014-2017, come il calo generale dei reati e delle denunce. La retrocessione, che sulla carta è un attestato di sicurezza della città, si è trasformata in un boomerang, come denunciato a ottobre dal Corriere Adriatico: in 3 anni l’organico della Polizia di Stato di Ancona ha perso 79 unità, tra cui 14 in questura, 25 nella Stradale e 17 nel Reparto Mobile di Senigallia.

Il piano occupazionale di febbraio-giugno 2022 prevede un incremento solo parziale: 11 unità per la questura, una per la Stradale, mentre il Reparto Mobile verrà interamente reintegrato. 
Ma non può bastare. Perché la pianta organica è ferma al 1989 e il turnover, che ha riguardato in primo luogo i questori (ne sono cambiati tre in 30 mesi) ha provocato un depotenziamento degli uffici investigativi e di prevenzione, per non parlare delle difficoltà nel garantire un adeguato presidio del territorio, nonostante i grandi sforzi compiuti dai vertici di via Gervasoni. La beffa è doppia se si allarga lo sguardo alle altre regioni: in Umbria, la questura di Perugia, che nel 2018 era stata declassata come quella di Ancona ma ultimamente è divenuta un trampolino di lancio per dirigenti destinati a carriere luminose (si pensi a Francesco Messina, oggi direttore centrale dell’Anticrimine), è tra le 8 italiane destinate a tornare in seconda fascia, e infatti è previsto un incremento del personale fino a 225 unità complessive per un capoluogo che sì conta 166mila abitanti, ma non ha un porto né presenta un allarme sociale tale da giustificare una promozione. Ancor più eclatante è il confronto con L’Aquila: anche la questura del capoluogo di regione dell’Abruzzo è in terza fascia, ma da qui ai prossimi 5 anni manterrà 186 unità, appena 9 in meno rispetto ad Ancona. Eppure non ha infrastrutture sensibili come porto e aeroporto e la provincia è molto meno popolata (288mila abitanti contro i 471mila residenti nell’Anconetano). 


Il piano del Viminale da un lato riduce ulteriormente l’organico della questura dorica, già ridotto allo stremo, dall’altro “premia” i commissariati locali, portandoli a livelli che i sindacati giudicano appena accettabili per la sicurezza e i servizi al cittadino. I commissariati di Jesi, Fabriano, Osimo e Senigallia, che oggi in media contano circa 30 unità, saliranno ciascuno a 45-47. Ma da qui al 2027, al netto delle uscite che non verranno reintegrate, per l’intera provincia è prevista una pianta organica di soli 376 poliziotti. I sindacati sono pronti ad alzare gli scudi. La politica locale cosa farà? 

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