ANCONA - Costretta a dare i soldi ai suoceri e minacciata: «Se non ci fai vedere nostra nipote, la rapiamo e la portiamo in Kosovo». Sono gli estremi accusatori del processo con rito abbreviato discusso ieri mattina nell’aula presieduta dal gup Francesca De Palma. Sono in tre sotto accusa: padre, madre e figlio minore, tutti di origine kosovara ma da anni residenti nel capoluogo dorico.
Le contestazioni
I primi due devono rispondere di stalking nei confronti della nuora (ormai separata dal marito di fatto), il terzo di minacce.
La ricostruzione
Stando a quanto ricostruito nel corso dell’inchiesta, il rapporto familiare sarebbe precipitato dopo la nascita della piccola e il rimpatrio in Kosovo del 29enne. Secondo il racconto della vittima, i suoceri avrebbero iniziato a chiederle soldi sia per loro che per il figlio in Kosovo. Le continue richieste di denaro avrebbero gravato non solo sulla giovane barista, ma anche sulla sua famiglia. Per la procura lo stalking sarebbe scattato a partire dal 2020, quando la 24enne aveva iniziato a staccarsi dalla morsa dei suoceri e del marito, ancora fuori dall’Italia. La donna sarebbe così stata vittima di minacce e insulti, legati soprattutto alla gestione della bimba. «Porta la piccola a casa nostra, o veniamo a farti un casino al lavoro»; «Non abbiamo paura, chiama la polizia e i carabinieri. Vedrai cosa succede» sarebbe stato il tenore delle frasi pronunciate. E ancora, i parenti avrebbero minacciato di rapire la bimba e di portarla in Kosovo. Il fratello del 29enne avrebbe detto: «Do fuoco a te, alla tua famiglia e alla tua razza».
La denuncia
Esasperata dal pressing, la barista aveva deciso di sporgere denuncia ai carabinieri e raccontare i soprusi subiti. Gli imputati, difesi dall’avvocato Maila Catani, respingono le accuse: non ci sarebbero mai state condotte moleste e persecutorie.