Mazzette in Comune, ricorso del Comune per il tesoretto di Bonci sotto sequestro: «Quei soldi sono nostri»

Mazzette in Comune, ricorso del Comune per il tesoretto di Bonci sotto sequestro: «Quei soldi sono nostri»
Mazzette in Comune, ricorso del Comune per il tesoretto di Bonci sotto sequestro: «Quei soldi sono nostri»
di Federica Serfilippi
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Venerdì 11 Febbraio 2022, 07:00

ANCONA - Un ricorso al Tribunale del Riesame per annullare il sequestro di una parte del “tesoretto” di Simone Bonci, l’ex geometra municipale condannato in primo grado per corruzione. È la mossa giudiziaria incardinata dal Comune di Ancona per non vedersi sottrarre circa 49mila euro, somma in parte versata nelle casse dell’ente a mo’ di risarcimento dall’ex dipendente, arrestato nel novembre del 2019 dalla Squadra Mobile con l’accusa di aver creato un sistema per affidare appalti a imprenditori compiacenti in cambio di mazzette, regali hi tech e lavori edili in casa sua. 

Il caso 

La vicenda parte da lontano: Bonci, intenzionato in un primo momento a patteggiare, aveva versato all’ex datore di lavoro (è stato ormai licenziato) una cifra risarcitoria per “coprire” i danni contestati dalla procura. È successo che il Comune ha incamerato i soldi, ma anche che nel frattempo il patteggiamento non è andato a buon fine. Lo scorso 22 ottobre, Bonci è stato condannato col rito abbreviato a scontare due anni e mezzo di reclusione. Nel dispositivo della sentenza, il gup Francesca De Palma ha disposto il sequestro ai fini della confisca di una somma pari a 49mila euro. Quasi la totalità della cifra rientra di fatto nel risarcimento veicolato da Bonci al Comune. Tradotto: il tribunale dovrebbe confiscare i soldi al Comune. Ed è per questo che ora l’ente guidato dal sindaco Mancinelli darà battaglia in aula per vedersi riconosciute le somme che, stando alla procura, sarebbero derivate dagli episodi corruttivi imbastiti dall’ex geometra. 
In un primo momento, l’amministrazione si è rivolta al gup, sostenendo la legittimità dell’appropriazione della cifra contesa. «L’amministrazione, a mezzo dell’avvocatura – si legge nella determina per il ricorso al Riesame - ha formulato istanza di dissequestro, ritenendo che le somme in argomento non fossero più nella disponibilità del predetto imputato, bensì fossero ormai entrate nel patrimonio dell’amministrazione». 
Il giudice ha rigettato l’istanza di dissequestro lo scorso 26 gennaio. E, ora, al Comune non rimane che ricorrere al Tribunale del Riesame: «L’avvocatura comunale è dell’avviso, pur nella controvertibilità della questione oggetto di disputa, che sussistano le ragioni per proporre appello avverso il suddetto provvedimento di rigetto dell’istanza di dissequestro, atteso le anzidette somme erano ormai entrate nel patrimonio del Comune e non erano più nella titolarità dell’imputato a cui sarebbero state formalmente sequestrate».
La causa verrà seguita per il Comune dall’avvocato Massimo Sgrignuoli.

Con Bonci era stata definita anche la posizione di due imprenditori, anche loro accusati di corruzione: hanno patteggiato un anno e dieci mesi Marco Duca, di Cupramontana, e l’abruzzese Carlo Palumbi. Gli imprenditori Tarcisio Molini, Moreno Ficola e Francesco Tittarelli sono stati rinviati a giudizio. 

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