ANCONA Il piccolo prestito richiesto si sarebbe presto trasformato in un incubo fatto di minacce, paventate ritorsioni e richieste di denaro sempre più pretenziose, fino a toccare un tasso di interesse annuo del 600%. Il quadro da incubo è quello che nei mesi scorsi, dopo aver preso finalmente coraggio, ha delineato agli investigatori della Squadra Mobile un giovane macellaio residente in città: non ce la faceva più a stare dietro - questo quanto denunciato - alle pretese delle persone a cui, essendo in difficoltà economiche, aveva chiesto un aiuto da 7mila euro.
Le accuse
Per la procura, l’aiuto avrebbe avuto come conseguenze illecite l’usura e l’estorsione.
La ricostruzione
Stando a quanto emerso, gli interessi richiesti alla vittima si sarebbero aggirati nell’ordine del 50% mensile (600% annuo). Nello specifico, padre e figlio avrebbero preteso circa 3.500 euro al mese come interessi. Se questi non venivano pagati, allora il debito del macellaio raddoppiava. Arrivato a pagare 14mila euro, la somma pretesa sarebbe poi schizzata attorno ai 25mila euro. Ma non è tutto. La vittima ha denunciato di aver ricevuto pressioni continue per far intestare alla coppia di indagati un appartamento (di proprietà di un suo familiare) e un’auto. Beni che, stando alle indagini della polizia, sarebbero valsi come risarcimento per il ritardo nei pagamenti degli interessi e per chiudere la partita debitoria. Le continue richieste di denaro, così come la pretesa di ottenere gli attestati di proprietà dei beni immobili sarebbero avvenuti sotto costanti minacce e intimidazioni, solite dei metodi estorsivi. Gli investigatori guidati dal vice questore Carlo Pinto hanno rilevato gli appostamenti degli indagati di fronte al negozio dove lavora la vittima, così come le minacce di morte: «Sparo a te e poi a lui» avrebbe detto uno dei due indagati a un addetto dell’attività commerciale. E ancora, rivolto al macellaio: «Se vogliamo picchiarti, siamo già da te» lasciando intendere di conoscere il domicilio della vittima.
Il blitz
Considerando la gravità della minacce e le continue richieste di denaro, il pm Marco Pucilli ha disposto il fermo nei confronti di padre e figlio, che gli agenti della Mobile hanno eseguito poco prima di Pasqua. Per il macellaio è stata la fine di un incubbo durato quasi tre anni. Dopo gli arresti scattati a Fabriano e davanti allo Stadio del Conero, i poliziotti hanno sequestrato i cellulari del 48enne e del 27enne. La convalida del gip è già avvenuta: i due indagati restano nel carcere di Montacuto.