Il delirio del killer contro l'amico: Michele massacrato da Mattia con 9 coltellate per una gelosia ossessiva

La disperazione sul luogo della tragedia
La disperazione sul luogo della tragedia
di Stefano Rispoli
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Mercoledì 9 Dicembre 2020, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 08:13

ANCONA - Lo accusava di tutto, nel delirio della sua ossessione. Di avergli soffiato la ragazza, di aver convinto i genitori a sottoporlo a cure psichiatriche, perfino di aver ucciso l’ex cantante dei Linkin Park, la sua rock band preferita, morto suicida nel 2017. I ragazzi del Pinocchio dicono che era impazzito negli ultimi tempi. «Pareva uno zombie», sussurra qualcuno. «Se la prendeva con tutti, minacciava di morte chiunque».

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Ce l’aveva in particolare con Michele Martedì, suo ex compagno di scuola, l’unico che menziona nel video choc pubblicato su Facebook, una sorta di testamento psichedelico, un’inquietante dichiarazione d’intenti che, farneticante com’era, nessuno ha preso in seria considerazione. Ma se lo sentiva la madre di Michele, parrucchiere e calciatore di futsal ucciso a 26 anni, sotto gli occhi di un vicino, con almeno 9 coltellate dal coetaneo Mattia Rossetti, in carcere con l’accusa di omicidio volontario. Allarmante era stata la visita dei poliziotti che lunedì pomeriggio avevano bussato alla porta della famiglia Martedì in via Maggini, in una villetta immersa nel verde alle spalle di Villa Igea, per avvertirli del pericolo. Era stata la madre del killer ad avvisare il 113. 

«Mio figlio è uscito, dice che vuole ammazzare Michele, fermatelo, non sta bene». Mattia, 26 anni, già seguito per problemi psichiatrici, era rientrato a casa per cena: sembrava tranquillo, ma in realtà ha avuto tutta la notte per covare il suo disegno omicida, anche se per ora gli inquirenti non contestano l’aggravante della premeditazione e indagano sul movente passionale. Ieri mattina è andato al parco del Pinocchio, probabilmente a cercare Michele, ma lui non c’era. C’erano gli amici, però. «Aveva gli occhi spiritati, lo sguardo perso nel vuoto», racconta uno di loro. «Gli abbiamo chiesto cos’avesse, lui ha risposto: niente, ho perso dei soldi, li stavo cercando». Poi se n’è andato. Direzione: casa di Michele. L’ha aspettato all’uscita del parchetto di Villa Igea, dove l’hair stylist 26enne era andato a portare a spasso Ares, il suo adorato Labrador, dopo una mattinata passata a fare colazione al bar e a giocare a briscola al circolo nel giorno di vacanza. Alle 12.22 Michele ha fatto una videochiamata a un’amica, senza risposta. «Ho una fame, oggi faccio una “magnata” di quelle...» le aveva scritto poco prima. Era allegro come sempre, solare come le meches bionde dei suoi capelli. In quell’istante, nel vialetto del parco, ha incrociato un vicino. Due parole sotto una palma - perché lui era così, sorrideva a tutti con una gentilezza fuori dal comune - quando all’improvviso, da dietro, è sbucata una sagoma, accompagnata dal balenio di una lama. Era il killer. L’ha sorpreso alle spalle: uno, due fendenti. Michele è caduto a terra, ha provato a difendersi. Tutto inutile. Altre coltellate frontali, al petto, alla gola: una ha perforato il polmone, un’altra ha reciso la giugulare. In tutto almeno nove, con una violenza inaudita, tra le urla del testimone oculare che ha tentato di allontanarlo a calci e ha chiamato i soccorsi. Mattia è scappato, con la tuta da ginnastica sporca del sangue della vittima e del suo, perché nella colluttazione si è tagliato una mano. Si è rifugiato a casa di alcuni conoscenti, un paio di isolati più avanti. Pensavano fosse ferito, non immaginavano cosa fosse successo.
 
Nascondeva sotto la giacca l’arma del delitto, un coltello a serramanico di 10 centimetri con cui ha tolto la vita a un ragazzo innocente che i medici del 118, intervenuti con la Croce Gialla, hanno provato a salvare, rianimandolo inutilmente per oltre 20 minuti sul vialetto sterrato. L’omicida non ha opposto resistenza quando sono arrivati i carabinieri a prenderlo. Pronunciava frasi farneticanti. «Dovevo vendicarmi», avrebbe detto. Un medico del 118 gli ha fasciato la mano sanguinante, prima che i carabinieri lo trasferissero in caserma dove è stato tenuto sotto torchio per tutto il pomeriggio per poi essere condotto a Montacuto. In via Maggini, intanto, le lacrime degli amici si mescolavano alla pioggia battente e alle grida di dolore di una madre brutalmente privata di uno dei tre figli maschi. «Ridatemi il mio amore», urlava disperata, mentre il marito, in silenzio, accarezzava il corpo ormai senza vita di Michele, con un pianto sommesso. Sulla tragedia dell’Immacolata stanno facendo luce i carabinieri, guidati dal comandante provinciale Cristian Carrozza, sotto il coordinamento del pm Irene Bilotta: al momento gli inquirenti indagano sul movente passionale, ma senz’altro verrà disposta una perizia psichica sul giovane. 

In attesa dell’autopsia, che verrà eseguita dal dottor Adriano Tagliabracci, gli investigatori si sono portati a casa del killer per sequestrare il cellulare, il computer e altri dispositivi tecnologici che verranno scandagliati per acquisire non solo il video premonitore, quello in cui Rossetti riversa il suo odio contro la vittima, ma anche altro materiale utile ai fini delle indagini.

Verranno analizzate pure le telecamere della zona per ricostruire i suoi ultimi spostamenti. E riprenderanno gli interrogatori dei vicini, dei conoscenti e di quanti sapevano del rancore nutrito da Mattia, di cui Michele aveva parlato agli amici nella sera precedente al delitto, durante un aperitivo al porto. «Non so cosa vuole da me, è matto, io non gli ho fatto niente» raccontava. In quella delirante rabbia, covata a quanto pare per mesi, il giovane killer ha trovato la lucidità per presentarsi a casa di quello che considerava un traditore, assalirlo alle spalle e finirlo con una raffica di fendenti, senza pietà. 

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