Movida, linea dura con chi sgarra: sette locali chiusi in cinque mesi

Movida, linea dura con chi sgarra: sette locali chiusi in cinque mesi
Movida, linea dura con chi sgarra: sette locali chiusi in cinque mesi
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Lunedì 11 Novembre 2019, 06:10

ANCONA -  «Divertitevi pure, ma sulle regole non faccio sconti». Parole scolpite sulle tavole della dura legge contro gli eccessi della movida, e stampate con il linguaggio freddo e burocratico dei fogli affissi sui portoni d’ingresso dei locali che meritavano i sigilli per aver volato le regole base dell’ordine pubblico, e consentire così chi beve un drink di non doversi per forza ritrovare in mezzo a una rissa ed evitare a chi ha la ventura di abitare a tiro di schiamazzi dal bar di non chiudere occhio fino a notte fonda. Era il 25 giugno scorso quando Cracovia ha ufficializzato il giro di vite. In meno di cinque mesi sono stati chiusi sette locali in città (più uno chalet a Palombina). Che la strage della Lanterna Azzurra di Corinaldo - a proposito, si avvicina l’8 dicembre, anniversario di un anno dalla morte assurda nella calca killer in discoteca di cinque ragazzini e una mamma - fosse uno spartiacque verso una stretta sullo svago by night era nell’ordine delle cose. Il questore Cracovia non l’ha certo mandato a dire: ha annunciato il pugno di ferro e l’ha usato senza pietà.

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Un assaggio di tolleranza zero lo aveva offerto un paio di mesi prima del proclama. Il 18 aprile gli agenti della squadra Volanti e della Divisione amministrativa e sociale della questura si erano presentati al civico 22 di piazza Ugo Bassi, vertice del triangolo nero con via Scrima e piazzale Loreto, teatro di risse e atti di vandalismo. Serrande abbassate per un mese per il Suman Phone Center e il minimarket.
Motivazione tratta dal testo unico della legge sulla pubblica sicurezza, fil rouge di tutti i blitz in divisa: «qualora il locale sia abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose», o se il comportamento costituisce «un pericolo per l’ordine pubblico, per la moralità pubblica e il buoncostume o per la sicurezza dei cittadini». Non era certo esempio di moralità la presenza di ubriachi, tossici e pregiudicati al Bar Centrale all’angolo tra via Giordano Bruno e piazza Ugo Bassi. Che infatti il 28 giugno è stato puntualmente, inesorabilmente, chiuso dai poliziotti. E non potevano essere uno spot della sicurezza i quattro episodi di violenza che in una settimana hanno seminato paura sul lungomare di Palombina. Blitz con spray e risse, ragazzi aggrediti da un branco di 15 bulli, una rapina. Poteva bastare così: il 28 luglio chiuso per 20 giorni lo chalet il Gabbiano. Il 13 agosto i riflettori della giustizia sono tornati ad accendersi in piazza Ugo Bassi, di nuovo al Caffè Centrale, incorreggibile baricentro della movida sregolata. A 47 giorni dallo stop precedente stessa storia: ancora pusher, tossici e ubriachi. Ancora una punizione, stavolta doppia: 30 giorni di chiusura obbligata. Funzionerà? Quattro giorni dopo e un paio di vie più verso il centro, era toccato al Four Roses, storico bar degli Archi. Ha pagato carissimo una maxi zuffa scoppiata per motivi di gelosia nella notte di Ferragosto. «Quel locale è un ritrovo di pregiudicati e ubriachi», la sentenza della polizia: attività sospesa per 10 giorni.
Dopo l’estate, un fuoco di fila di tre blitz in tre settimane. Il 16 ottobre stop imposto al minimarket di corso Stamira. A notificarlo sono stati gli agenti delle Volanti che in un paio di sopralluoghi avevano notato la vendita di alcol ai ragazzini e bevande in bottiglie di vetro. I poliziotti avevano monitorato anche il bar Rosario sulla Flaminia, e annotato che era diventato «punto di ritrovo di pregiudicati, prostitute, ubriachi, tossici e borderline». Morale: il 5 novembre sono arrivati i sigilli. L’ultimo (per ora) sussulto è arrivato venerdì, al Pippo Bar di via Sparapani.
Il caso Mamamia
In questura non hanno propriamente apprezzato la festa non autorizzata per Halloween: il protrarsi del party oltre la mezzanotte fa vedere le streghe al locale, out 15 giorni.

Per la disperazione del titolare. «Mio figlio è distrutto, così lo mettono in mezzo alla strada», lo sfogo della mamma. La scure della movida blindata ha colpito anche fuori città. Il 15 luglio la polizia ha abbassate le saracinesche del Bar Sole in piazza Mazzini a Senigallia, teatro due giorni prima di una lite finita con un accoltellamento. A Senigallia ha fatto notizia i chiavistelli al Mamamia per le troppe lite. Era sabato 26 ottobre, solo l’ultimo di una serie di squilli sulla spiaggia di velluto: licenza revocata alla discoteca Ethò, licenze sospese a night club Monella, discoteca Megà (poi riaperti) e night club Cesano.

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