ANCONA - Cinque ore di intervento per «salvare il salvabile», come avviene di fronte a simili urgenze. Ha perso, in tutto o in parte, 8 dita, ma ora è fuori pericolo il 22enne ascolano che nella notte di Capodanno, mentre festeggiava con gli amici in piazza a Roccafluvione, è stato investito dall'esplosione di un potente petardo, forse una bomba carta confezionata artigianalmente, sospettano gli inquirenti.
Trasportato d’urgenza a Torrette, è stato sottoposto a una delicata operazione chirurgica da parte dell’équipe del professor Michele Riccio, direttore della Sod di Chirurgia ricostruttiva e Chirurgia della mano, con il dottor Pasquale Gravina, uno dei più giovani e validi collaboratori, insieme ai dottori Francesco De Francesco e Alexander Neuendorf.
«L’esplosione è stata fortissima, ha disintegrato ossa, tendini, vasi sanguigni - spiega il professor Riccio -.
Superata la fase acuta, il 22enne sarà sottoposto a nuovi interventi di stabilizzazione. «Completata la guarigione, programmeremo con il paziente il percorso da seguire, che non sarà semplice - ammette il prof Riccio -. Impossibile ripristinare l’uso completo delle mani, in particolare per la sinistra, ma tenteremo, se ci sarà la volontà da parte del paziente, di recuperare una parte delle funzioni, ricorrendo appunto a parti del piede». Da tempo non si verificavano incidenti così gravi a Capodanno nelle Marche. «Esplodere petardi è un’abitudine barbara che si stava perdendo, ma che improvvisamente è tornata di moda, forse come reazione a mesi di lockdown».