ANCONA - Tre anni non sono bastati per portare a termine i lavori di ampliamento al cimitero di Gallignano. Non un progetto faraonico, ma un intervento da circa 50mila euro per costruir un nuovo colombaio da 30 posti. Una situazione a dir poco imbarazzante per l’amministrazione comunale al punto che Paolo Manarini, assessore ai Lavori Pubblici, non esita a chiedere scusa ai residenti di Gallignano che da anni attendono di riportare nel cimitero frazionale i propri cari al momento tumulati altrove.
«I lavori sono stati sospesi dalla ditta a cui abbiamo inviato una diffida a riaprire il cantiere e a rispettare quanto prevede il contratto.
La telenovela del cimitero di Gallignano inizia nel 2016 quando i residenti della frazione chiedono un ampliamento della struttura. A distanza di 2 anni Antonella Andreoli (Lega) porta la questione in consiglio comunale, ma nonostante le promesse i lavori, seguiti nei dal geometra Bonci poi finito in carcere per tangenti, non partono prima dell’ottobre del 2020. Giusto il tempo di vedere qualche operaio al lavoro che il cantiere viene sospeso a causa di un cavo elettrico rinvenuto durante uno scavo.
Secondo il Comune la competenza è dell’Enel e servirebbero 3 mesi, in realtà in poche ore la situazione viene risolta in quanto il cavo risulta essere di Anconambiente. Ma il cantiere non riparte a causa di alcuni operai che contraggono il Covid. Ad inizio anno problemi inerenti la sicurezza sul cantiere fanno sospendere ancora i lavori, come sottolineano i consiglieri Andreoli (Lega) e Vecchietti (M5S), che secondo i tempi contrattuali dovevano essere ultimati il 29 gennaio.