Timidi segnali di ripresa, nell'ultimo anno 87 attività in più. Ma il commercio soffre: «Siamo sospesi in un limbo»

Ad Ancona nel 2021 il saldo delle imprese è positivo
Ad Ancona nel 2021 il saldo delle imprese è positivo
di Andrea Maccarone
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Venerdì 18 Febbraio 2022, 09:35

ANCONA - Timidi segnali di ripresa economica. Secondo i dati stilati dalla Camera di Commercio delle Marche il territorio di Ancona segna quota 38.619 imprese attive (dato aggiornato al 31 gennaio 2022), +87 rispetto all’anno precedente. Tradotto in termini percentuali siamo sul +0,2%. Ma l’afflato di serenità sarebbe già stato smorzato da una previsione di rallentamento dovuta all’effetto dei rincari energetici e del calo dei consumi che si sta registrando in questa prima parte dell’anno. 

 
Il trend positivo è stato trainato da alcuni settori che, nonostante la pandemia, si sono mostrati particolarmente performanti. Come il comparto delle costruzioni (+2,4% con un saldo annuale in positivo di 127 imprese). Nell’edilizia ha giocato a favore il Superbonus 110. Molto bene, forse sempre per l’effetto dei cantieri riaperti, anche le attività professionali in ambito tecnico-scientifiche che segnano un 4,6% di crescita con un saldo annuale di +70 imprese nel periodo di osservazione gennaio 2021-gennaio 2022. «Nel biennio caratterizzato dalla pandemia si è visto come le imprese in grado di innovare abbiano assorbito meglio l’impatto dell’emergenza sanitaria - afferma Marco Pierpaoli, segretario generale di Confartigianato Ancona Pesaro e Urbino - ma dobbiamo creare un contesto utile al fare impresa, altrimenti non andremo lontano». Cresce il settore della ricettività e della ristorazione con un saldo annuale che segna +36 imprese (1,4%) e marcia bene anche il comparto dei servizi alle imprese (+3,7% con un incremento numerico di 45 imprese). Rischiari all’orizzonte anche per il settore finanziario e assicurativo (+13 imprese, 1,3%), servizi di comunicazione (+10 imprese, 1,2%) e sanità e assistenza sociale (+9 imprese, 3,4%). Mentre segnano una flessione il commercio all’ingrosso e al dettaglio (-146 imprese, -1,5%), l’agricoltura, silvicoltura e pesca (-105 imprese, 1,8%) e il manifatturiero (-27 imprese, -0,6%). «In alcuni settori il rapporto tra fatturati e ricavi è pessimo - spiega Massimiliano Polacco, direttore di Confcommercio Marche Centrali - parliamo di ripresa, ma non teniamo conto di cosa sia accaduto in questi ultimi due anni. Nel piccolo commercio ci sono molte imprese che pensano di chiudere». 
Il momento economico non è dei migliori, si sa. Il 2022 si è aperto all’insegna della crisi generata dai rincari energetici che ha inciso sia sulle imprese, sia sulle famiglie. Da cui si assiste ad una contrazione dei consumi che mette seriamente a rischio la sopravvivenza delle attività. «Ci troviamo sospesi in un limbo - afferma Giancarlo Gioacchini, referente comunale di Confesercenti Marche - il clima è di incertezza totale, ma bisogna resistere. Dobbiamo credere in una ripresa e fare di tutto perché si riesca ad uscire da quest’imbuto». Per le associazioni di categoria i temi all’ordine del giorno sono: caro bollette e mutui. Sui rincari energetici sono tutti d’accordo: riportare la situazione a livelli di sostenibilità. Ma in che modo? «Abbattendo i costi fissi presenti in bolletta» suggerisce Polacco. «Se non si interviene in maniera decisa e tempestiva ci troveremo ad osservare scenari mai visti prima - incalza Pierpaoli - con il caro carburante il settore dei trasporti è già in fermento». Ma a spaventare gli imprenditori è anche la ripresa delle rate dei mutui. «Occorre una mediazione con tutto il sistema bancario - riprende Polacco - le rate dei mutui vanno riprogrammate e ridefinite, altrimenti le imprese non sapranno come pagarle».
Il commercio al dettaglio, già sofferente, ha pagato il duro prezzo di una contrazione considerevole dei consumi. «Il periodo dei saldi l’abbiamo perso completamente» lamenta Polacco. «Viene meno un clima di fiducia generale - continua Gioacchini - proprio quando la pandemia mostra i primi segnali di arretramento.

La gente ha ancora paura e questo si traduce in un’affluenza di gran lunga minore e molto prudente».

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