ANCONA - Tra le criticità che minano il corretto funzionamento del Sistema sanitario regionale, l’impatto maggiore sulla vita dei cittadini ce l’hanno i lunghi tempi di attesa per vedersi garantiti esami e visite. Un problema cronico che investe tanto le Marche quanto le altre regioni e aggravato dal biennio nero del Covid che ha fatto saltare tutte le agende. E la criticità non riguarda solo piccoli ospedali o ambulatori di provincia, ma anche il centro nevralgico della sanità regionale, ovvero l’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche.
Il monitoraggio
Basta guardare il monitoraggio dei tempi di attesa che periodicamente viene pubblicato da Torrette (nel caso che prendiamo in questione, il più aggiornato sul sito dell’ospedale, si fa riferimento al mese di maggio).
Le radici del problema
Una questione che ha radici ancora più profonde. «Il territorio non drena la domanda di prestazioni e questo, in parte, intasa la nostra azienda ospedaliera - osserva il direttore generale di Torrette Armando Gozzini -. È un presidio altamente tecnologico e richiama le persone: tutti vorrebbero curarsi qui, anche quando potrebbero essere tranquillamente presi in carico da ospedali del territorio». Di qui la necessità di un’inversione di rotta. «È l’intero sistema che, in prospettiva, deve cambiare - abbozza una ricetta il dg -: la cura di secondo livello si dovrà concentrare negli ospedali, mentre quella di primo livello dovrà essere presa in carico dalle strutture del territorio. Anche perché è il medico a fare la differenza, non la struttura. E di medici bravi ne abbiamo in tutta la regione». Una boccata d’ossigeno a Torrete potrebbe darla il nuovo Inrca che, una volta completato, dovrà svolgere la funzione di ospedale di rete. Ma intanto, su certe prestazioni si rischia di andare in apnea. E non è solo l’Azienda ospedaliero universitaria ad essere in sofferenza. Anche l’Inrca di Ancona presenta criticità: analizzando l’ultima rilevazione ex post pubblicata sul sito dell’ospedale e aggiornata ad aprile, quasi una visita pneumologica su due non è stata erogata entro i tempi massimi richiesti dalla normativa (il 41% dei casi). Per le visite endocrinologiche, le deadline sono state centrate nel 67% dei casi. Sulle liste di attesa c’è ancora tanto da fare.
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