Assegni clonati per le supercar fantasma: in otto a processo, già condannato un rom

Assegni clonati per le supercar fantasma: in otto a processo, già condannato un rom
Assegni clonati per le supercar fantasma: in otto a processo, già condannato un rom
di Federica Serfilippi
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Martedì 16 Febbraio 2021, 06:50

ANCONA  - Mettevano in vendita sul web supercar a prezzi stracciati, si facevano mandare una copia dell’assegno dai compratori, lo clonavano e poi incassavano i soldi tramite intermediari, spesso estranei ai fatti. Se necessario, nei confronti di questi ultimi scattavano minacce per portare a termine il piano truffaldino. Le vetture? Mai arrivate a destinazione. 

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È questo il modus operandi contestato dalla procura a un gruppo di millantatori attivi sia in Veneto che nel capoluogo dorico i primi mesi del 2018.

L’udienza preliminare, davanti al gup Francesca De Palma, si è tenuta per 10 indagati, accusati a vario titolo di truffa, estorsione, falso e sequestro di persona. Ieri, in 8 (quasi tutti di origine romena e residenti in Veneto) sono stati rinviati a giudizio. Il processo inizierà il 6 ottobre del 2022. Due sono già stati condannati col rito abbreviato. Un 30enne rom residente in provincia di Pordenone (S.M. le sue iniziali) e ritenuto dagli inquirenti una delle menti del giro di frodi è stato condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione per i reati di truffa, estorsione e falso.

Difeso dall’avvocato Andrea Natalini, l’uomo è stato assolto dall’accusa di sequestro di persona: era stata contestata a lui e ad altri quattro indagati per aver “preso in ostaggio” nel marzo del 2018 una studentessa anconetana di 30 anni, sul cui conto era finito l’incasso di un assegno clonato del valore di 26mila euro, i soldi che un imprenditore veneto avrebbe dovuto sborsare per comprare una Bmw X4. Stando all’accusa, era stata costretta – sotto costante minaccia di ritorsioni – ad andare alle Poste centrali di Largo XXIV maggio per ritirare i soldi da dare alla gang. Essendo stato contestato in concorso, il reato di sequestro di persona è caduto per gli altri che dovranno affrontare il dibattimento. Il giudice ha espresso il non luogo a procedere per quel reato.

Otto mesi di reclusione, pena sospesa, sono stati invece inflitti a una chiaravallese di 28 anni (E. G.) assistita dall’avvocato Marianna Fioretti. La procura le aveva contestato un episodio di truffa in concorso per aver aperto un conto corrente postale appositamente per far veicolare la somma di 16mila euro derivante dalla clonazione di un assegno.

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