ANCONA - Mettevano in vendita sul web supercar a prezzi stracciati, si facevano mandare una copia dell’assegno dai compratori, lo clonavano e poi incassavano i soldi tramite intermediari, spesso estranei ai fatti. Se necessario, nei confronti di questi ultimi scattavano minacce per portare a termine il piano truffaldino. Le vetture? Mai arrivate a destinazione.
LEGGI ANCHE:
Sorpresi in giro di notte con cocaina e marijuana: l'uscita serale si conclude con la denuncia
È questo il modus operandi contestato dalla procura a un gruppo di millantatori attivi sia in Veneto che nel capoluogo dorico i primi mesi del 2018.
Difeso dall’avvocato Andrea Natalini, l’uomo è stato assolto dall’accusa di sequestro di persona: era stata contestata a lui e ad altri quattro indagati per aver “preso in ostaggio” nel marzo del 2018 una studentessa anconetana di 30 anni, sul cui conto era finito l’incasso di un assegno clonato del valore di 26mila euro, i soldi che un imprenditore veneto avrebbe dovuto sborsare per comprare una Bmw X4. Stando all’accusa, era stata costretta – sotto costante minaccia di ritorsioni – ad andare alle Poste centrali di Largo XXIV maggio per ritirare i soldi da dare alla gang. Essendo stato contestato in concorso, il reato di sequestro di persona è caduto per gli altri che dovranno affrontare il dibattimento. Il giudice ha espresso il non luogo a procedere per quel reato.
Otto mesi di reclusione, pena sospesa, sono stati invece inflitti a una chiaravallese di 28 anni (E. G.) assistita dall’avvocato Marianna Fioretti. La procura le aveva contestato un episodio di truffa in concorso per aver aperto un conto corrente postale appositamente per far veicolare la somma di 16mila euro derivante dalla clonazione di un assegno.