Daniele Silvetti ( Ancona) «È un’esagerazione. Spostiamo il focus sugli accorpamenti»
Razionalizzazione della governance piuttosto che concentrazione del potere. Per Daniele Silvetti la fascia tricolore a oltranza non è una soluzione degna di nota. Lascia campo libero all’impulso: «Come si può pensare di fare il sindaco per quindici anni? Mi pare un’esagerazione». Da sette mesi al vertice di Palazzo del Popolo, il primo cittadino dorico non intende tirarsi indietro, ma sventola convinto la bandiera dell'alternanza. «È una garanzia. Dieci anni ritengo che siano un tempo equo per portare a compimento un programma di governo». Un traguardo che non ritiene opportuno travalicare. «Cambiare crea stimoli, dà l'opportunità di dotarsi di leggi nuove». Fin qui il suo ragionamento per i Comuni oltre i 15mila abitanti. Sotto quella soglia, ritocca rotta e pensiero: «Comprendo la necessità di dilatare il mandato nei municipi molto piccoli, sotto i 5mila abitanti. La logica? In questo caso è più difficile trovare sul territorio figure adeguate e disponibili a ricoprire il ruolo». Da questo punto in poi, Silvetti va oltre l’affezione smodata allo scranno. «Il focus per gli enti locali - è la sua convinzione - andrebbe spostato sugli accorpamenti, necessari non solo per risparmiare, ma soprattutto perché sono strumenti di gestione più agili e di qualità». Niente proclami, ma urgenze vissute sulla pelle, la sua. «L'area vasta - ricorda - è un obiettivo che, da sempre, mi pongo per Ancona, connettendola, a nord, con Falconara, all'interno con Agugliano e Polverigi, a sud con la Riviera del Conero». Procede per traslazione: «Figuriamoci per le realtà più piccole. Sarebbe una strategia per aumentare il loro peso specifico». Non ha dubbi: razionalizzare, guai a concentrare.
Maria Cristina Benedetti
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