Roma, Fonseca entra da debuttante nel derby

Fonseca
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di Ugo Trani
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Sabato 31 Agosto 2019, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 09:18

La novità è sulla panchina della Roma: Paulo Fonseca, a 46 anni, assaggia per la prima volta il sapore del derby. Mai vissuto uno. Nè in Portogallo, nè in Ucraina. Comincerà nella Capitale, domenica pomeriggio. Prestissimo, tra l’altro, nella sua prima stagione da allenatore giallorosso: è inedito anche per la città viverlo già alla seconda giornata.

PANE QUOTIDANO
Il portoghese sa che cosa lo aspetta all’Olimpico. Gliene parlano da quando ha messo piede a Trigoria, all’inizio dell’estate. Non ha trovato i senatori Totti e De Rossi a introdurlo nella storia della sfida. Il capitano Florenzi e Pellegrini bastano e avanzano, però. E, comunque, chi frequenta il centro sportivo Fulvio Bernardini o la sede in viale Tolstoj. Semplicemente per ricordargli che non potrà mai essere «una partita come le altre» anche se in palio ci sono comunque 3 punti come in ogni match di campionato o coppe. Spesso il derby pesa sulla stagione o quantomeno la condiziona. Serve per il rilancio, per il riscatto o per la conferma. Pallotta e Lotito si augurano che conti per la Champions, cioè per quel 4° posto che sembra l’unico disponibile alle spalle della Juve, del Napoli e dell’Inter. Il fatto che si giochi domani, il 1° settembre e con la serie A appena partita, forse lo rende meno decisivo. Ma la rivalità non dipenderà mai dal calendario. E il risultato fa la differenza, soprattutto a breve termine. Poi domani, chissà: della supremazia cittadina si riparlerà al traguardo. Fonseca, dunque, è già dentro la Partita. Spinto direttamente dai tifosi. Che lo incontrano spesso a Testaccio, nel solito ristorante in via Marmorata, e gli fanno sentire come batte il cuore romanista. Ha scoperto il quartiere appena arrivato ed è diventato lo svago preferito nelle serate in cui vuole vivere la passione e l’affetto della gente. Dopo aver alloggiato in albergo all’Eur, l’allenatore ha preso casa sull’Aurelia antica, vicinissimo al Gianicolo e a Monteverde Vecchio. È già stato in Vaticano e si è gustato Roma di notte con i suoi collaboratori. Lo hanno descritto emozionato, domenica sera, per la partita d’esordio contro il Genoa. Sensazione già provata per la prima in assoluto, l’11 agosto, nell’amichevole con il Real.

PREPARAZIONE SPECIALE
Non può essere stata, dunque, una settimana qualsiasi. Perché quando ha allenato il Porto, il Boavista non l’ha affrontato, essendo in seconda serie. E con lo Shakhtar non ha trovato nemmeno il Metalurh Donetsk, già fallito, e si è accontentato di affrontare l’Olimpik che nessuno lì considera avversaria da derby. Vinse, in Portogallo, con il Braga quello regionale contro il Vitoria Guimaraes: 3-2 (e un pari, 1-1). Nemmeno paragonabile all’appuntamento di domani contro la Lazio. Ma deve aggiustare subito la Roma. Mosse studiate al video e provate in campo. Mirate: la difesa che ha sbandato contro il Genoa; il sistema di gioco di Inzaghi che si avvicina, anche nell’atteggiamento, a quello di Andreazzoli e il cambio necessario di qualche interprete. Proprio dietro, dove la squadra è sembrata vulnerabile: ecco Zappacosta terzino a destra, con Florenzi esterno alto a sinistra, e magari Mancini accanto a Fazio, con Jesus in panchina.

Dopo l’allenamento, la cena a Trigoria. L’avvicinamento, in ritiro, è nella normalità. Solo quello, però.

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