L'incanto di Raffaello nell'arte dell'arazzo, inaugurata una splendida esposizione al Palazzo Ducale di Urbino

il direttore della Galleria nazionale delle Marche Luigi Gallo davanti all’arazzo che rappresenta la “Scuola di Atene”
il direttore della Galleria nazionale delle Marche Luigi Gallo davanti all’arazzo che rappresenta la “Scuola di Atene”
di Lucilla Niccolini
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Sabato 22 Maggio 2021, 09:51

URBINO - Nel Palazzo Ducale riaperto al pubblico, sono tornati i visitatori, numerosi e attenti. Fino al 12 settembre, il loro tour della Galleria Nazionale delle Marche comprende una nuova esposizione: "Sul filo di Raffaello. Impresa e fortuna nell’arte dell’arazzo". È l'ultimo atto, in ordine di tempo, delle celebrazioni italiane nell'anno del centenario di Raffaello. Direttore del museo urbinate dal novembre scorso, Luigi Gallo ha inaugurato ieri la mostra, assieme a Anna Cerboni Baiardi, che l'ha curata con Nello Forti Grazzini.

 Nella grande Sala del Trono, la più grande d'Europa col soffitto a volta, un elegante “telaio” color crema sostiene, con ingegnose soluzioni statiche, dodici enormi arazzi ispirati dalle pitture di Raffaello. Così il "divino pittore" torna nella sua Urbino. E non poteva che essere la "Scuola d'Atene" ad accogliere, con la sua fastosa compagnia di eletti, il visitatore, per restituire l'emozione delle scene con cui il pittore urbinate affrescò le Stanze Vaticane. Realizzati dalla insigne manifattura parigina Gobelins, undici arazzi provengono dal Mobilier National di Parigi, mentre la "Natività" esce per la prima volta dai Musei Vaticani per essere esposta a Urbino. «Con questi colori e il fasto delle rappresentazioni raffaellesche – faceva notare ieri all'inaugurazione il direttore Luigi Gallo – la cosiddetta Sala del Trono torna a essere un salone per le feste». Una trasfigurazione, operata dalla sontuosità delle immagini, con la complicità dell'allestimento espositivo, con cui l'architetto Francesco Primari ha saputo conciliare funzionalità e rigore, leggerezza e rispetto del contesto. «Grazie alla collaborazione con Mobilier National – ha continuato, emozionandosi, il direttore Gallo – siamo riusciti a portare a compimento questa impresa, che ho ereditato dal mio predecessore, Peter Aufreiter, programmata per la primavera dell'anno scorso.

E sono felice che la riapertura del musei coincida con l'inaugurazione di questa mostra, che documenta l'influsso che l'arte di Raffaello ha avuto sulla manifattura d'oltralpe». Era stato lo stesso Raffaello a iniziare il processo di nobilitazione di questo artigianato, realizzando i cartoni dei 10 arazzi, con le storie degli Apostoli, voluti da Leone X per decorare la Cappella Sistina, oggi conservati ai Musei Vaticani. E più tardi, in Francia, il re Luigi XIV fu talmente conquistato dall'immaginario raffaellesco, da commissionare ai Gobelins decine di arazzi che rappresentavano i dipinti di Raffaello: arredarono le sale regali e le case dell'aristocrazia parigina. «Gli artisti dell'Accademia di Francia – faceva notare Morgane Lucquet Laforgue, delegata da Mobilier National per sovrintendere al trasferimento - riproducevano gli affreschi su grandi teli, che poi inviavano da Roma a Parigi, perché servissero da modello agli arazzieri più esperti». La curatrice, la storica dell'arte Anna Cerboni Baiardi, ha poi condotto una visita guidata attraverso i tre spazi in cui è divisa la Sala del Trono. Dalla prima, in cui la “Scuola d'Atene” è fronteggiata dal “Trionfo di Venere”, e la “Natività” dialoga con “Il giudizio di Paride”, con efficace contrasto tra sacro e profano, religiosità e filosofia, si passa a quella centrale, in cui la storia laica e il mistero della fede si fronteggiano, con gli arazzi raffiguranti grandi scene di gruppo: la “Cacciata di Eliodoro dal tempio”, l'“Incendio di Borgo”, “L'incontro di Leone Magno con Attila” e la “Messa di Bolsena”. La vicende di Costantino chiudono, con il “Miracolo della Croce”, nella terza sezione, il viaggio straordinario sul filo di Raffaello.

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