Le periferie
Davanti al pubblico di Montappone Porcelli Safonov reciterà alcuni monologhi di cui è anche autrice. «Come ha fatto la campagna – si legge nella presentazione - a diventare una periferia appetibile? Semplice: si è spopolata e ha smesso di essere un luogo dove si lavora. Come possono, le periferie urbane diventare epicentri di nuovi stili di vita sostenibili e innovativi senza esser presi d’assalto dai rivalutatori? Ecco i consigli per quartieri marginali e buoni motivi per trasferircisi». Arianna scrive i suoi monologhi e lo ha fatto anche per quelli di “Fiabafobia”, in scena lunedì 31 a Montecassiano. «Lo spettacolo – spiega Porcelli Safonov – parla di paure. C’è una sezione delle nostre paure personali, innate, come quella di volare o dei ragni, e ci sono poi le paure che arrivano da quei generatori del sistema che ne agevolano la formazione, e quindi finiscono per diventare una tendenza, quasi un timore sociale».
Il politically correct
A questo punto vien da chiedersi se il politically correct nasca da una paura. «Non so se sia esattamente così – osserva la protagonista – ma di certo l’approccio è fortemente connesso alle paure della collettività». Il suo è un occhio comico, e i suoi spettacoli hanno tutti l’elemento in comune dell’ironia. Ma se le chiedete se si riesce ancora a fare satira, lei risponderà che è «difficile, non vedo più la satira, che invece c’era fino a Luttazzi e Gaber. È difficile fare satira perché la prendiamo sul personale». Porcelli Safonov, poi, non ha smesso di fare la project manager per essere un’artista. «Un vero e proprio passaggio – chiude – non c’è stato. Io resto producer organizzativa e devo dire che mi diverto pure. Essere stata nell’organizzazione di produzioni mi aiuta a prendere meno sul serio certi problemi che invece vengono vissuti male da altri personaggi».
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